In Sardegna

“No all’accorpamento Brotzu-Microcitemico”: i sindacati si oppongono al Ddl 40

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CAGLIARI. La Uil Sardegna e altre organizzazioni sindacali (QUI LA NOTIZIA) hanno espresso preoccupazione per l’ipotesi di accorparmento Microcitemico - Brotzu: temono una perdita di specializzazione e un peggioramento della qualità dell’assistenza per i pazienti con malattie rare. La permanenza nella Asl, invece, garantirebbe una gestione più mirata e integrata con il territorio.

“Le decisioni devono essere prese dagli organi competenti, ma più del 90 per cento dei medici che lavorano al Microcitemico non è d’accordo con l’accorpamento”, spiega Guido Sarritzu, segretario confederale regionale Uil Sardegna, “le audizioni sul Disegno di Legge 40 si sono svolte su un testo che, di fatto, verrà superato dal maxi emendamento della giunta. Questo significa che il testo che arriverà in Aula sarà elaborato dall’esecutivo senza un adeguato confronto preventivo con le parti sociali e gli operatori del settore. Si tratta di un metodo che esclude il dialogo e riduce la partecipazione democratica su un tema fondamentale come la sanità pubblica. Le organizzazioni sindacali avevano già espresso forti critiche alla riforma, e ora si trovano di fronte a un’ulteriore forzatura che rischia di aggravare i problemi del sistema sanitario sardo invece di risolverli. La sanità regionale ha bisogno di stabilità e programmazione, non di soluzioni tampone che rischiano di bloccare ulteriormente il sistema. I continui cambi al vertice non risolvono i problemi strutturali e mettono in difficoltà i lavoratori e i cittadini”.

Secondo Sarritzu quindi “serve continuità gestionale e un vero piano di rilancio, partendo dalle risorse già presenti e garantendo investimenti concreti. Basta con le scelte calate dall'alto: è il momento di ascoltare chi ogni giorno lavora sul campo e conosce le reali necessità della sanità sarda. Sembra che l’attenzione della giunta regionale sia concentrata esclusivamente su una pseudo riforma finalizzata esclusivamente al commissariamento delle Asl ma che non risolve la vera urgenza, ovvero dare risposte concrete ai problemi quotidiani della sanità in Sardegna. Senza una visione chiara su come migliorare l’assistenza, rafforzare il personale e garantire servizi efficienti nel territorio, ogni riforma rischia di essere solo un’operazione burocratica per soddisfare gli appetiti politici. Se la giunta ha un’idea di sanità, è il momento di dimostrarlo con atti concreti e indirizzi precisi”.

Ora la priorità è la legge finanziaria. “Si discuta in aula per garantire risorse certe alla sanità, evitando il solito rimpallo di responsabilità. I lavoratori e i cittadini meritano risposte immediate, non altri annunci.

Un'altra riforma strutturale sarebbe la terza in tre legislature: un segnale di instabilità che il settore non può permettersi”.

La Uil ribadisce quindi, ancora una volta, la sua contrarietà all’ennesima riforma del sistema sanitario regionale. “Sarebbe la terza in tre legislature, segno di una gestione frammentata e instabile che penalizza lavoratori e cittadini. Piuttosto che smantellare ancora una volta le strutture esistenti, si lavori per rafforzare ciò che funziona, garantendo risorse adeguate e valorizzando il personale”. “La politica smetta di decidere dall’alto e inizi ad ascoltare chi ogni giorno opera nella sanità sarda”, aggiunge Sarritzu, “i sindacati devono essere coinvolti nelle scelte per dare risposte concrete ai problemi del sistema sanitario, senza soluzioni affrettate che rischiano solo di peggiorare la situazione. La Uil sostiene un maggiore potere alle Asl e un ridimensionamento Ares, significa che punta su una gestione più vicina ai territori, con decisioni prese direttamente dalle aziende sanitarie locali anziché da un ente centrale, migliorando così l’efficienza e riducendo la burocrazia, evitando ritardi causati da una gestione centralizzata”.