CAGLIARI. Rompono il silenzio gli studenti dell'Università di Cagliari, per affrontare di petto un problema "che si fa sempre più insostenibile": le molestie nei luoghi di studio. Attraverso una lettera aperta indirizzata al Magnifico Rettore Francesco Mola, gli studenti si sono uniti per chiedere un'azione immediata e concreta contro questa crescente minaccia.
"Da sempre - si legge - ci troviamo costrette a stare attente, a proteggerci dalle molestie, ma qualche giorno fa una studentessa ha rischiato lo stupro in viale Merello ed è riuscita a scappare dal suo aggressore per pochissimo e grazie all'aiuto di alcune amiche. La descrizione di quest'individuo, dal volto interamente coperto sembrerebbe da un passamontagna, combacia con quella di un uomo che diverse studentesse hanno visto aggirarsi davanti alle loro case e fermarsi davanti alle loro finestre a guardare, e risulterebbe da alcune testimonianze anche a fare atti osceni".
Ma gli studenti raccontano anche di "zone universitarie, in cui è indispensabile recarsi, zone residenziali, in cui scegliamo di vivere per poter frequentare l'università. Tante sono anche le testimonianze che parlano di altri uomini che ci minacciano, ci molestano e si sentono in diritto di spaventarci e di impedirci di vivere il nostro studio e le nostre vite". Nella lettera al Rettore Mola, quindi, si chiede un intervento immediato e incisivo da parte dell'istituzione universitaria. La richiesta va oltre la semplice protezione all'interno dei confini universitari. Gli studenti vogliono che l'Università si schieri a loro fianco rappresentandoli anche verso l'esterno. La lettera sottolinea che la questione non è limitata alle studentesse, ma è un problema che coinvolge l'intera comunità universitaria.
I sottoscrittori della lettera esortano quindi il Rettore a dialogare apertamente sulla questione, affinché non sia relegata a singoli casi di cronaca o a giornate commemorative, ma a una presa di posizione costante e azioni tangibili che rendano sicuri gli spazi di studio e le vie cittadine. "Le chiediamo attenzione e dialogo - si legge nella lettera - perché questi problemi vengano discussi pubblicamente e non solo in occasione del 25 novembre, o dell'ultimo caso di cronaca. Non vogliamo più un minuto di silenzio quando una di noi diventa una vittima, vogliamo parole, vogliamo azioni che ci accompagnino nel quotidiano, come nel quotidiano ci accompagnano i doveri dello studio".