CAGLIARI. I malati di Parkinson sono in aumento in Sardegna e una delle cause è l’invecchiamento della popolazione. Si stima che nell'Isola siano oltre 4mila i sardi malati.
Lo confermano dal centro Parkinson, che afferisce alla Neurologia del Policlinico Duilio Casula diretta della professoressa Monica Puligheddu, che si prende cura di circa 800 pazienti provenienti da tutta l’Isola.
"La prevalenza della malattia di Parkinson - spiega il dottor Marcello Mascia, neurologo del Policlinico Duilio Casula - è stimata in aumento in relazione all’invecchiamento della popolazione". Si tratta, del resto, di una delle più comuni malattie neurodegenerative, seconda solo all’Alzheimer. I sintomi motori della malattia, spiega lo specialista, «sono il tremore, presente in circa il 75% dei pazienti, la bradicinesia (lentezza nel movimento), la rigidità (aumento del tono muscolare) e l’instabilità posturale». Tra i sintomi non motori troviamo: ansia, depressione, disregolazione del sistema nervoso autonomo con stipsi, ipotensione ortostatica, dolore, deficit olfattivo e deficit cognitivi.
"La diagnosi della malattia è essenzialmente clinica - prosegue il dottor Mascia - e si basa sui sintomi presentati dal paziente e sulla valutazione neurologica. Gli esami strumentali come la risonanza magnetica dell’encefalo o la Spect cerebrale possono contribuire ad escludere quelle malattie che hanno sintomi analoghi alla malattia di Parkinson".
Attualmente non ci sono farmaci con provata efficacia nel rallentare il processo degenerativo; tuttavia, diversi studi hanno mostrato come l’esercizio fisico oltre che ridurre il rischio di sviluppo della malattia possa anche rallentarne l’evoluzione.
"Per il controllo dei sintomi della malattia – spiega ancora il neurologo - la Levodopa rappresenta il farmaco più antico ma ancora quello con maggiore efficacia. Oltre a questo, sono a disposizione altre classi di farmaci quali i dopamino agonisti, gli inibitori della Mso-B e delle Comt utilizzabili anche in associazione in varie combinazioni".
La progressione della malattia seppur estremamente variabile tra un paziente e l’altro, può portare ad una condizione nella quale i farmaci non sono più in grado di controllare i sintomi in maniera costante nell’arco della giornata, con l’alternarsi imprevedibile di fasi “On” di buon controllo e “Off” di ricomparsa dei sintomi.
"Per tali pazienti – conclude il dottor Marcello Mascia - sono a disposizione trattamenti basati sull’infusione continua di farmaci (infusione sottocutanea) e procedure chirurgiche rappresentate in particolare dalla stimolazione cerebrale profonda, tecnica che si basa sulla stimolazione elettrica di specifici nuclei cerebrali tramite elettrodi impiantati nell’encefalo, connessi ad un generatore di impulsi programmabile, impiantato a livello sottocutaneo. Di prossima introduzione l’infusione sottocutanea di levodopa/carbidopa. Già disponibile in diversi centri italiani per il trattamento del tremore la MRgFUS tecnica di chirurgia stereotassica che utilizza ultrasuoni ad alta frequenza per generare lesioni cerebrali in specifici nuclei cerebrali sotto guida della Rm".
Nel Centro Parkinson del Policlinico Duilio Casula vengono gestite le terapie infusionali sottocutanee ed enterali di fase avanzata di malattia e inoltre viene effettuata la selezione dei pazienti candidabili alle terapie chirurgiche.
- Redazione