CAGLIARI. A scuola fino al 30 giugno in tutta Italia, con un rientro fissato al 6 settembre dopo le vacanze estive. È solo un’ipotesi, ma certamente è al vaglio del ministro all’Istruzione Patrizio Bianchi che sta lavorando per recuperare “il tempo perduto” a causa della didattica a distanza. Ma né l’idea e neanche la sua dichiarazione, sono piaciute ai rappresentanti dei sindacati della scuola in Sardegna. “La didattica a distanza ha i suoi limiti, l’abbiamo sempre detto”, dice Maria Luisa Serra segretaria regionale Cisl Scuola, “alcuni ragazzi non sono stati intercettati, ma non per responsabilità della scuola, semplicemente perché non eravamo pronti ad affrontare uno tsunami come questo. Prolungare la scuola al 30 giugno con ingresso anticipato a settembre, non risolve il problema delle carenze. E parlare di tempo perso non è corretto, perché nessuno ha perso tempo, né studenti e neanche personale scolastico”.
“Siamo molto in disaccordo sulle linee guida prospettate”, ha tuonato Nicola Giua del Cobas Sardegna, “pare che l’unico problema sia quello di recuperare il tempo perso in questo anno di pandemia, magari allungando l’anno scolastico in periodi in cui secondo noi sarebbe impossibile la frequenza scolastica”. Secondo Manuel Usai, il rappresentante della Cgil, “ancora una volta si chiede alla scuola, ai lavoratori, agli studenti, e alle famiglie, di farsi carico dei problemi, mentre bisogna pensare ai fatti, come la sicurezza, uno screening efficace, predisporre un piano di vaccinazione del personale della scuola e presidi sanitari stabilì dentro le scuole e potenziare il sistema del trasporto scolastico”.