In Sardegna

Nomi e croci sul muro del cimitero: sindaco di Bonarcado minacciato di morte

Minacce-Bonarcado

BONARCADO. Tre nomi, molte croci: una minaccia scritta con lo spray sul muro dei cimitero di Bonarcado contro il sindaco Francesco Pinna, il suo assessore alle Attività produttive e un abitante del paese. La brutta scoperta sabato mattina: la piccola comunità del Montiferru si è svegliata in un clima pesante. E il primo cittadino Pinna individua anche le cause delle minacce: la politica dell'amministrazione sulla valorizzazione delle terre civiche, che a qualcuno piace così poco da portarlo a scegliere la strategia dell'intimidazione. Così spiega in una nota quanto accaduto. 

La mattina di sabato 1 settembre chi si è recato al Nuovo Cimitero di Bonarcado ha avuto la sgradevole sorpresa di trovare, all’esterno del muro di cinta, delle scritte che riportano il nostro paese indietro di decenni, risale infatti a parecchio tempo fa l’esecrabile pratica di fare apparire scritte minacciose verso gli amministratori e personalmente credevo che tale attività non fosse più fra le opzioni dei bonarcadesi.
Credo sia giusto, da parte mia, informare di questo atto tutta la popolazione in modo tale che ognuno abbia la possibilità di analizzare, riflettere e, come mi auguro, condannare questi gesti che minano dal profondo il vivere civile e democratico della nostra Comunità.
Oltre al solito corredo di croci, nelle scritte compaiono dei nomi. Oltre al mio e a quello dell’Assessore alle Attività Produttive è presente quello di un cittadino bonarcadese che non ha incarichi amministrativi ma che forse ha, come unica colpa l’aver espresso in tempi recenti e pubblicamente il suo pensiero, mostrando apprezzamento e difendendo alcune scelte operate dalla nostra Amministrazione, non ultima quella della realizzazione e approvazione del piano di Valorizzazione delle Terre Civiche, peraltro incluso nelle Linee Programmatiche del nostro mandato amministrativo.
Dei responsabili materiali di questa azione si occuperanno le forze dell’ordine ma esistono anche dei responsabili morali ovvero coloro che dall’inizio della nostra amministrazione, anche all’interno del Consiglio Comunale, avvelenano il clima politico facendo di tutto per gettare discredito sulla persona degli amministratori accusandoli di incompetenza, di agire per interesse personale, puntando sempre il dito su quei quattro soldi di indennità che non bastano certo a coprire le responsabilità, il tempo speso e l’impegno dedicato.
Questo modo di agire corredato da informazioni deformate ad arte, istiga nelle persone l’odio verso chi amministra, il quale diventa capro espiatorio per tutti i mali della società attuale dove lo Stato si è ritratto, come ha scritto recentemente un collega sindaco, per cui: “Non si amministra più il progresso di una comunità, ma la disperazione, la povertà e la miseria: il comune è tornato ad essere - sostanzialmente - l'Eca (Ente comunale di assistenza). Da motore di crescita delle comunità ad amministratore della disperazione, … “.
Se a tutto questo si aggiunge poi l’uso o meglio l’abuso dei Social Network, vero Far West dei giorni nostri dove chiunque diventa maestro di pensiero, pubblico ministero, censore, esperto in mille materie, ed ecco che: “Si amministra con l'occhio della Rete addosso. Non il controllo e la proposta (che sono necessari e anche benedetti). Ma l'insulto, la perenne messa in stato d'accusa, la delegittimazione costante.”
Perciò nel vedere quelle scritte ho provato oltre che un senso di solitudine anche amarezza e delusione nel pensare che l’autore o gli autori fanno parte della nostra comunità e che quindi lo slogan proposto dalla nostra lista alle elezioni del 2016 “Insieme verso il cambiamento”, non è stato recepito oppure è rimasto appunto solo uno slogan e non un obiettivo da raggiungere insieme, durante i cinque anni di mandato.
Prendo atto perciò che il cammino è ancora lungo e né io né i miei compagni verremo meno all’impegno preso, continueremo il nostro lavoro con la speranza che i bonarcadesi vadano al di là di questi gesti intimidatori preferendo il confronto e il dialogo a cui, fra l’altro, nessuno deve mai sottrarsi.