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Il sindaco di Oristano: "Democrazia anche non revocare la cittadinanza onoraria a Mussolini"

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ORISTANO. Il consiglio comunale di Oristano ha respinto la mozione con la quale si chiedeva la revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. Sull'amministrazione del sindaco Andrea Lutzu è arrivata una valanga di critiche. E il primo cittadino, dopo alcuni giorni di silenzio, ha deciso di replicare. Ecco la sua lettera. 

Le polemiche di questi giorni sulla decisione del Consiglio comunale di non revocare la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini mi sorprendono.

Mi sorprende la violenza verbale usata per criticare una scelta democratica, che può non essere condivisa, ma che deve essere rispettata. Sono proprio i valori democratici per i quali i nostri padri si sono battuti che con queste violenze verbali vengono messi in discussione.

Mi sorprende e mi disturba che chi si rivolge con frasi e toni offensivi non rispetti la libertà con cui i consiglieri hanno manifestato le loro idee e il loro voto. E mi sorprende ancor di più che non si consideri la storia personale, professionale, politica e familiare, di ognuno di noi.

Dopo alcuni giorni di riflessione mi chiedo cosa ci sia di più fascista del negare le libertà altrui. Eppure questo sta accadendo, nella civile Oristano, nella patria della Carta de Logu, esempio lungimirante di valori civili e sociali.

Nella stessa seduta in cui è stata respinta la richiesta di revoca della cittadinanza onoraria a Mussolini, l’assemblea ha votato due mozioni dal valore inequivocabile: una di condanna al fascismo e una di condanna ad ogni forma di totalitarismo da regime nazista, comunista o fascista. Come si può pensare che le stesse persone che hanno votato a favore dell’antifascismo abbiano deciso di respingere la mozione su Mussolini perché fascisti?

Capisco che sia facile e forse comodo leggere quel voto strumentalmente, dimenticando le motivazioni che lo hanno accompagnato.

Capisco molto meno l’atteggiamento dell’ANPI con cui come istituzione comunale abbiamo sempre intessuto un rapporto leale e corretto. Quella stessa ANPI che rappresenta e testimonia il sacrificio di quegli eroi partigiani della Seconda Guerra Mondiale che ci hanno affidato la custodia dei valori democratici, primo fra tutti quello della libertà.

E capisco ancora meno chi ci ha schernito con il saluto romano al termine della votazione e poco prima ci ha accusato di strizzare l’occhio al fascismo.

Sono situazioni inaccettabili e inqualificabili. Certamente non mi farò e non ci faremo intimorire da questi atteggiamenti, questi sì fascisti, che mirano a mettere un bavaglio a chi è stato democraticamente eletto ed esercita liberamente il proprio mandato.

In aula io stesso ho invitato i consiglieri ad esprimersi con libertà di coscienza. L’ho fatto sulla base di considerazioni storiche: la cittadinanza onoraria fu un atto di regime che non fu deciso dal Consiglio comunale, ma da un commissario. Dichiararsi antifascisti, come abbiamo fatto, è sufficiente per ribadire la nostra posizione sui regimi totalitari e sulla democrazia. Sono fortemente antifascista, lo dice la mia storia di democratico così come quella dei consiglieri comunali che nei giorni scorsi hanno votato liberamente contro la mozione, ma sulla cittadinanza onoraria, che risale al 1924, mi chiedo se abbia senso revocarla o lasciarla come monito e insegnamento.

Ragioniamo spesso per simboli e quella cittadinanza onoraria può essere il simbolo di un periodo oscuro, di una dittatura che ha privato gli italiani delle libertà, che si è resa colpevole di persecuzioni nei confronti di tante minoranze. Può dunque essere un monito a non ripetere gli errori del passato, a non cedere, anche nei periodi più difficili, alle tentazioni e alle seduzioni dell’uomo forte, a diffondere e consolidare i valori della democrazia soprattutto tra i più giovani, quelli per i quali il ricordo degli orrori della guerra è affidato solo alle pagine di storia, alle immagini della televisione o ai racconti sbiaditi dei testimoni di allora. Mussolini è stato consegnato alla storia come un dittatore il cui operato è da condannare senza indugio. Ma fa parte della nostra storia, così come ne fanno parte i Savoia dei quali ciclicamente si chiede la revoca dell’intitolazione di strade e monumenti.

Gli estremismi sono inaccettabili da qualsiasi parte arrivino, da destra e da sinistra. Non riesco ad evitare di considerare estremisti i ragionamenti di chi in questi giorni nega il diritto di 14 consiglieri comunali di respingere una mozione. Le idee di questi 14 consiglieri meritano rispetto. Questi 14 consiglieri, di cui mi onoro far parte, rappresentano una istituzione democratica eletta legittimamente nel rispetto pieno della nostra Costituzione.