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"Viviamo in ritardo di 30 anni, la nostra gente emigra": lo sfogo del sindaco di Bari Sardo

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BARI SARDO. "La mancanza di regole e pianificazione ha portato paesi con un grande potenziale come il nostro a rimanere in una situazione di stallo. Nulla di male per gli amanti dell'immobilismo o dei rivoluzionari solo a parole". Ad affermarlo, Ivan Mameli, sindaco di Bari Sardo. Il comune negli scorsi giorni ha approvato il piano particolareggiato del centro storico del paese e questo ha acceso la polemica. 

"Ci sono arrivate diverse segnalazioni di cittadini che lamentano che il piano particolareggiato pone un vincolo residenziale sulle loro case, vietando l’eventuale cambio di destinazione d’uso in commerciale o addirittura in alcuni casi dove è già destinato a locale commerciale, che lo converta in Residenziale", hanno scritto dagli uffici comunali, "Non è assolutamente vero, il piano approvato in consiglio non pone alcun limite di cambio di destinazione d’uso da residenziale a commerciale". 

"Di norma si vieta il contrario", puntalizzano ancora, "e cioè si vieta di convertire un locale commerciale in residenziale, perché questo in pianificazione urbanistica , viene definito come aumento del carico Antropico ossia aumento della popolazione all’interno di un’area che per sua natura, ha già carenza di servizi, come ad esempio i parcheggi, perché all’epoca in cui il centro storico è stato edificato ancora non c’erano ad esempio le automobili. Ma nel nostro caso non vi é alcun vincolo sui cambi di destinazione d’uso".

A questo punto a prendere la parola è stato il sindaco Ivan Mameli: "Stiamo parlando di un paese, il nostro, che si basa su uno strumento urbanistico risalente al 1989, con una prima pubblicazione del 1978", ha spiegato, "di una zona artigianale/industriale mai attuata, di un Pul che si ha paura di attuare e da ultimo di un piano particolareggiato, destinato a sbloccare il centro storico, adottato (sempre da questa amministrazione scalmanata) solo a febbraio di quest'anno".

"Ma di cosa stiamo parlando", ha continuato, "Viviamo un ritardo di almeno 30 anni, e lo viviamo con la stessa medesima paura del cambiamento. I geni della mistificazione hanno sempre utilizzato il solito metodo collaudato: incutere paura, falsità e di conseguenza confusione. Intere generazioni costrette ad emigrare perché nella crudele terra natia non hanno travato un minimo spazio e stiamo ancora discutendo dell'ovvietà".

"Ora pur con qualche diffidenza", conclude il primo cittadino con una nota di speranza, "spero seriamente che i tempi siano cambiati e che la paura faccia spazio alla voglia di riscatto, affermazione. Il tempo è abbondantemente scaduto, ora avanti con determinazione"