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"Basta vergognosa caccia alle streghe": contagi a Selargius, la furia del sindaco

Covid-selargius

Quattro contagi accertati a Selargius, sulla rete parte la "caccia alle streghe" per rivelare l'identità dei coinvolti. La rabbia del sindaco Gigi Concu

 SELARGIUS. Finora aveva deciso di comunicare il minimo indispensabile, perché la sua comunità aveva risposto bene a tutte le misure adottate davanti all'epidemia di coronavirus. Ma ieri sono stati confermati quattro casi di contagio a Selargius e le voci si sono scatenate, come la "cacca all'untore". E il sindaco Gigi Concu ha deciso di intervenire, per cercare di arginare il fenomeno. "È vergognoso", accusa il primo cittadino,  "che si chiedano con insistenza nomi e cognomi dei positivi, e peggio ancora che qualcuno scriva su Facebook indizi per risalire alla loro identità. Visto che il buon senso non è a casa di tutti vi ricordo che esistono apposite leggi che tutelano la privacy di ognuno di noi, e conseguenti sanzioni per chi le infrange. Nessuno vi ha chiesto di fare indagini. In questo momento", aggiunge, "la nostra comunità ha bisogno di solidarietà e rispetto non di gente che alimenta odio, paure e allarmismi mettendosi le stellette sulla giacca. Lasciate le indagini a chi di dovere, voi dovete semplicemente stare a casa e attenervi alle indicazioni fornite".

 

Cari concittadini, ho sentito colleghi usare toni duri davanti all’irresponsabilità di alcuni, io sino a questo...

Pubblicato da Gigi Concu su Giovedì 26 marzo 2020

Cari concittadini,
ho sentito colleghi usare toni duri davanti all’irresponsabilità di alcuni, io sino a questo momento non ne ho avuto bisogno, perché avete dimostrato un grande senso civico e questo mi ha reso orgoglioso di voi. Non lo sono oggi, perché con grande dispiacere e stupore noto che all’interno della nostra comunità c’è chi ha iniziato a fare lo sceriffo. Questo nonostante il mio invito di ieri, nel quale vi ho chiesto chiaramente di non dare la caccia alle streghe o puntare il dito. Evidentemente non sono stato abbastanza chiaro, o forse il messaggio non è stato ben recepito. Ci riprovo: È VERGOGNOSO che si chiedano con insistenza nomi e cognomi dei positivi, e peggio ancora che qualcuno scriva su Facebook indizi per risalire alla loro identità. Visto che il buon senso non è a casa di tutti vi ricordo che esistono apposite leggi che tutelano la privacy di ognuno di noi, e conseguenti sanzioni per chi le infrange. NESSUNO VI HA CHIESTO DI FARE INDAGINI, per cui, vi invito ancora una volta, se siete annoiati a dedicarvi ad altre attività più costruttive. In questo momento la nostra comunità ha bisogno di SOLIDARIETÀ E RISPETTO, non di gente che alimenta odio, paure e allarmismi mettendosi le stellette sulla giacca. Lasciate le indagini a chi di dovere, voi dovete semplicemente stare a casa e attenervi alle indicazioni fornite.
Stiamo combattendo insieme la battaglia più difficile di sempre, che probabilmente lascerà il segno, anche quando tutto finirà. Perché alcune immagini che le tv e i social stanno facendo entrare quotidianamente nelle nostre case credo resteranno impresse per sempre. Le bare di Bergamo, i volti provati dei nostri medici e infermieri con i visi segnati dalle mascherine e le mani sanguinanti. La mente umana è strana, forse porta a pensare che il male è sempre lontano, che non arriverà mai a noi. Lo abbiamo pensato tutti quando assistevamo da spettatori alla battaglia della Cina. Ma ora tocca a noi. Siamo diventati protagonisti. Provo quasi compassione per quei pochi che nonostante tutto ciò che stiamo vivendo trovano modo per far polemica per un giardinetto disordinato, e anche per chi continua a puntare il dito o a chiedere l’identità dei positivi. Lasciamo fare a ognuno il suo lavoro. Non è tempo di polemiche, non siamo in campagna elettorale e non siamo nemmeno sceriffi. Usiamo il tempo che abbiamo a disposizione per rivedere le nostre priorità, perché quel giardinetto che magari è davvero disordinato non può essere il primo pensiero. Non oggi. Non oggi che medici e infermieri indosseranno il loro camice, come ogni mattina, e saluteranno la famiglia senza sapere se potranno rifarlo. Quando comprensibilmente vi assalirà lo sconforto e vi ritroverete a pensare “ma se faccio una passeggiata non faccio male a nessuno” pensate a loro, che non hanno tempo di passeggiare e vorrebbero essere al posto vostro. A casa, al sicuro, con moglie/marito e figli. Seduti sul divano, a guardare la tv o a leggere un libro. Come viene richiesto a noi. Coraggio, insieme ce la faremo, se stiamo a casa e usiamo il buon senso.