NUORO. Compagnia B, in partnership con il museo Man, è lieta di presentare la mostra finale di “Progetto Spime. Una residenza artistica fra virtuale e digitale”. Spime è un progetto di residenza artistica che costruisce un’occasione di ricerca e produzione agendo sia sul mondo tangibile sia su quello digitale.
Ragionando sull’identità del format residenza nell’era post-digitale, crea una piattaforma di ricerca artistica che si interroga sul modo in cui la fruizione virtuale interagisce con la produzione materiale delle opere d’arte, nel mondo contemporaneo in cui il digitale occupa anche gli spazi più banali della nostra quotidianità.
La mostra che racconta l’esperienza di Spime è ospitata dal museo Man - Museo d’Arte Provincia di Nuoro nei locali dell’ex casa Deriu, in piazza Satta. Per la prima volta dall’inizio dei lavori sarà possibile entrare nell’edificio, attualmente allo stato di cantiere, e intuire le forme che caratterizzeranno la nuova sede del museo.
L’esperienza laboratoriale della residenza viene accolta così nella costruzione della nuova sede espositiva, marcando la vocazione sperimentale dell’istituzione e la sua apertura ai linguaggi e alla modalità produttive dell’arte contemporanea. Sei gli artisti che espongono i lavori realizzati nelle due settimane di residenza a Nuoro: Mimì Enna, Francesca Massa, Luca Monterastelli, Matthew Plummer Fernandez, Vittoria Soddu, Marco Useli. Ciascuno di essi ha colto le riflessioni sollevate dal progetto e le suggestioni offerte dal territorio, declinandole secondo le peculiarità del proprio linguaggio.
Marco Useli lavora con l’incisione sperimentando materiali e metodi di stampa, a partire da Su Boidu, un angolo della Valle dell’Oddoene (Dorgali), a cui è legato dalla personale storia familiare. Il patrimonio emotivo e le memoria individuali del paesaggio si formalizzano in un’incisione a punta secca, realizzata dal vivo. Useli cala nella natura della valle un’aliena struttura in plexiglass, da lui abitata durante le giornate di incisione. Le lastre plastiche diventano poi matrice per una serie di 12 stampe di grandi dimensioni, realizzate attraverso la sperimentazione di un pressa idraulica.
Mimì Enna riporta nel mondo reale il progetto “Travel”, nato da un reportage di viaggio virtuale negli archivi visuali di Google Street View. L’artista sfrutta il mezzo fotografico di Google e la sua caratteristica di automatismo documentativo, inquadrando posizioni di paesaggio e innescando così un processo autoriale. Con questa residenza gli scatti vengono riportati nel territorio del nuorese da cui Google li aveva estrapolati, occupando diciotto muri della città, e invitano alla riflessione sullo statuto dell’immagine negli spazi del museo.
Vittoria Soddu traccia le geografie del nuorese attraverso la luce, seguendo le concrezioni del sottosuolo, in un lavoro di osservazione partecipata nato dal confronto con il gruppo Speleo Club di Nuoro. Gli ambienti alieni di alcune grotte della zona diventano l’ambiente per un’indagine formale che dà ritmo alla fisicità della materia, annullando i riferimenti al reale per farsi amplificatore audiovisivo dell’astrazione immaginifica e a-temporale della composizione rocciosa.
Francesca Massa sviluppa performance di occupazione del visibile, in un confronto fra quotidianità e astrazione. Il movimento coreografico asseconda vuoti e pieni, dialogando con il senso di attesa che lo spazio disabitato suggerisce, e la concretezza del corpo - nei gesti, nelle pose, negli spostamenti - addomestica la geometria dei volumi in costruzione, avvicinandola al nostro sguardo.
Luca Monterastelli persegue la propria ricerca sulla forma intorno alle possibilità del cemento, in quest’occasione sperimentato in interazione con la sabbia e la pietra locale. L’attitudine narrativa delle sue sculture si intreccia in questo caso con le espressioni formali caratterizzanti il nuorese, dai sand-casting di Costantino Nivola all’uso della pietra nella civiltà nuragica. Ne scaturiscono due sculture polimateriche frutto della dialettica fra la banalità quotidiana del cemento, l’organicità della grana della sabbia e la magniloquenza del calcare e del basalto intagliato con macchine a controllo numerico industriali.
Matthew Plummer Fernandez parte dalla suggestione di Piazza Satta per sviluppare una serie di sculture digitali in cui i graniti dell’Ortobene si fondono con l’immaginario della cultura web fatto di superfici perlate a tinte fluo e personaggi del mondo comics. Le forme irrompono nel reale grazie alla stampa 3d e al contempo occupano surrealmente la virtualità grazie a un app di realtà aumentata progettata dall’artista.
Gli artisti hanno interagito con diversi laboratori artigianali e realtà del territorio. Tutte le forniture provengono dalle attività produttive locali, che hanno posto le proprie conoscenze tecniche al servizio del progetto. In particolare si ringrazia CPBasalti, Make in Nuoro.
La mostra sarà visitabile fino al 29 luglio negli spazi del museo Man (ex Casa Deriu) in piazza Satta. Orari: 10-13 / 15-19; tutti i giorni, escluso il lunedì. Progetto Spime è un progetto di Compagnia B, reso possibile grazie al contributo dei fondi Por Fesr 2014-2020 della Regione Autonoma della Sardegna.