ATZARA. "Oggi, insieme alla presidente della Regione Alessandra Todde ed al vicepresidente Giuseppe Meloni siamo stati ad Atzara non solo per ascoltare, ma per riconnettere. Riconnettere territori, persone, servizi, e soprattutto fiducia".
Così l'assessore della Sanità Armando Bartolazzi che insieme alla presidente Todde e Meloni ha fatto tappa ad Atzara, in occasione di un incontro per discutere del progetto di sviluppo del gennargentu Mandrolisai.
I consigli comunali degli 11 Comuni che fanno parte della Comunità Montana Gennargentu - Mandrolisai si sono riuniti ad Atzara per discutere delle potenzialità del territorio e presentare la nuova proposta di strategia di sviluppo locale elaborata dagli amministratori e dagli uffici. L’obiettivo è quello di avere una sanità connessa, moderna e di prossimità.
"Per troppo tempo, le zone interne della Sardegna sono state considerate periferiche. Ma se guardiamo la mappa della nostra isola con uno sguardo diverso, ci accorgiamo che il cuore batte proprio qui, tra queste montagne, tra questi paesi che hanno dato tanto alla nostra identità, alla nostra cultura e al nostro sistema produttivo.
E la sanità, in un territorio come questo, non può essere la sanità dei grandi centri. Deve essere una sanità di prossimità, fatta di reti, di connessioni e di persone.
È con questa visione che stiamo costruendo, passo dopo passo, la nuova rete sanitaria regionale.
Oggi parliamo di reti sanitarie territoriali, non più come concetto astratto, ma come strumento operativo.
Abbiamo iniziato con una revisione complessiva dei percorsi assistenziali: dalla prevenzione alla cura, fino alla riabilitazione e all’assistenza domiciliare.
Nel nuovo modello, il territorio non è più il punto debole del sistema, ma la sua spina dorsale.
Le Case della Comunità, gli Ospedali di Comunità e i servizi infermieristici territoriali devono diventare veri presìdi di salute, non soltanto strutture amministrative.
Il medico di medicina generale e il pediatra di libera scelta devono tornare a essere figure centrali, non marginali.
In questa direzione si inserisce il nuovo Accordo Integrativo Regionale (AIR) firmato poche settimane fa con i medici di medicina generale, ed ora ratificato anche in Giunta:
un accordo che premia chi sceglie di lavorare nei territori disagiati e disagiatissimi, con incentivi fino a 2.000 euro al mese per chi apre uno studio qui, in queste zone.
È un atto di giustizia e di fiducia.
Vogliamo che i nostri giovani medici non vedano più la montagna come un esilio professionale, ma come un laboratorio di innovazione sanitaria, dove poter crescere, fare ricerca, e servire la comunità.
All’interno dell’AIR abbiamo anche previsto la creazione delle AFT – Aggregazioni Funzionali Territoriali, vere e proprie reti professionali che mettono insieme i medici del territorio per condividere competenze, orari, strumenti e tecnologie.
Questo significa superare l’isolamento del singolo medico e costruire una risposta coordinata ai bisogni del cittadino.
Sorgono sarà il cuore della rete dell'interno.
Il progetto che stiamo portando avanti a Sorgono, con l’apertura della base di elisoccorso, è il primo tassello concreto di questa rete.
Con l’elibase, in venti minuti un paziente può raggiungere qualsiasi Hub regionale: Nuoro, Sassari, Cagliari.
È un salto di qualità straordinario, perché significa accorciare le distanze sanitarie, ridurre i tempi critici, salvare vite.
Ma non ci fermiamo all’elisoccorso.
L’ospedale San Camillo di Sorgono sta già potenziando reparti e servizi, e come tutti gli altri presidi del territorio, dovrà progressivamente specializzarsi su una missione specifica, coerente con le esigenze del territorio.
Solo così potremo ottimizzare le risorse, concentrare le competenze e garantire una sanità moderna, efficiente e sostenibile.
Abbiamo previsto, inoltre, di rifunzionalizzare i servizi territoriali, potenziando le Guardie mediche H24 e destinandone alcune anche alle analisi cliniche di base.
L’obiettivo è semplice ma rivoluzionario: invece di spostare le persone, sposteremo le provette.
Questo è il senso della medicina di prossimità nel XXI secolo.
Tecnologia, prevenzione e comunità
In parallelo stiamo lavorando sulla telemedicina, che diventa oggi un diritto, non un privilegio.
E con le nuove figure infermieristiche e ostetriche previste nei progetti locali, vogliamo realizzare una medicina di comunità proattiva, capace di prevenire prima ancora che curare.
Il territorio non deve più vivere l’emergenza come regola, ma la continuità assistenziale come normalità.
Un pensiero va ai giovani del territorio:
Abbiamo bisogno di voi.
Abbiamo bisogno che studiate, che vi formiate nei campi biomedici, infermieristici, tecnologici.
Perché la Sardegna ha bisogno di professionisti che conoscano il territorio e che lo amino.
Qui ci sono opportunità, carriere, futuro. E la possibilità concreta di coniugare la professione con la rinascita delle comunità.
Il progetto presentato oggi dalla Comunità Montana Gennargentu-Mandrolisai è un esempio concreto di come si può fare bene con programmazione, collaborazione e coraggio.
È la dimostrazione che la Strategia Nazionale per le Aree Interne può funzionare, ma solo se accompagnata da scelte regionali forti e da una governance stabile.
La Regione c’è.
Non con promesse, ma con strumenti, risorse e una visione chiara:
nessun cittadino sardo deve sentirsi lontano dal diritto alla salute solo perché vive in montagna", ha concluso Bartolazzi.