CAGLIARI. C’è l’impegno dell’Assessore alla Sanità Luigi Arru: “Troveremo una soluzione per garantire la continuità terapeutica ai malati in cura con i farmaci biologici e la libertà prescrittiva dei medici”. Questo è in sintesi l’esito della riunione di ieri chiesta da Ivo Picciau, presidente dell’Asmar (Associazione Sarda dei Malati Reumatici) che ha partecipato all’incontro insieme alla presidente nazionale Silvia Tonolo (Anmar). Erano presenti anche i direttori delle strutture reumatologiche di Sassari e di Cagliari, i vertici dell’assessorato alla Sanità e dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Cagliari.
Il problema ha origine da una circolare dell’assessorato che avrebbe dovuto disciplinare l’utilizzo dei farmaci biologici e i cosiddetti biosimilari, farmaci simili ma non uguali agli originali, che secondo i medici esporrebbero i pazienti al rischio di riattivazione di patologie invalidanti come l’artrite reumatoide o la spondilite anchilosante, ma anche a possibili reazioni averse. Ma di fatto la circolare impedisce l’utilizzo proprio dei biologico con il quale sono in cura circa mille pazienti in tutta l’Isola. Sono malati cronici passati al biologico perché non rispondevano più alle cure tradizionali, generalmente a base di cortisone. Infatti a causa del prezzo elevato il farmaco non è accessibile a tutti.
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La Regione per la fornitura di tali farmaci per contenere le spese a bandito una gara d’appalto vinta da una casa farmaceutica che produce farmaci “Biosimilari”. Purtroppo, dalla gara è stata esclusa l’azienda produttrice dell’Embrel, il farmaco biologico originator, che ha offerto un prezzo superiore al limite di gara. Pertanto l’Assessorato Regionale alla Sanità, con la circolare, ha stabilito che tutte le aziende sanitarie sarde dovevano utilizzare solo i farmaci biosimilari. Tale circolare secondo le associazioni dei pazienti e i medici prescrittori viola il diritto alla continuità terapeutica del paziente e la libertà prescrittiva del medico.
Nella circolare, infatti, viene fatto esplicito divieto alla aziende sanitarie di acquistare il farmaco biologico e impone ai medici una relazione per i pazienti che necessitano di continuità terapeutica con lo stesso farmaco, precisando (e qui c’è il paradosso) che la sola continuità terapeutica non è un motivo sufficiente per la prescrizione del farmaco. Non solo, la relazione del medico prescrittore deve poi passare al vaglio della direzione sanitaria che senza chiari criteri scientifici dovrebbe decidere chi ne ha diritto e chi no.
Sul piano scientifico la circolare viene confutata da Alessandro Mathieu e Giuseppe Passiu, entrambi professori ordinari di reumatologia e direttori di struttura complessa di reumatologia, a Cagliari il primo, a Sassari il secondo. Per i professori i farmaci biologici non sono intercambiabili, come afferma la circolare facendo riferimento a un documento dell’AIFA. Al contrario, nel momento in cui il paziente dovesse cambiare farmaco sarebbe esposto al rischio di riattivazione della patologia e /o reazioni averse.
Anche i vertici della Azienda Ospedaliera di Cagliari, Giorgio Sorrentino e Nazzareno Pacifico “contestano” la circolare, in quanto le relazioni dei medici prescrittori per l’acquisto dei biologici non possono essere “vidimate” da loro, che non hanno competenze specifiche, ma soprattutto perché hanno già passato il vaglio dei direttori di Struttura, Mathieu e Passiu, considerati (anche dalla Regione) massime autorità scientifiche in materia dell’Isola.
Nel frattempo il farmaco biologico è sparito dalle farmacie e i pazienti che non accettano di passare al biosimilare sono allo sbando.
Per superare il problema e garantire almeno ai malati che avevano già cominciato le cure con il biologico di proseguire con lo stesso farmaco, è necessario un provvedimento da parte dell’Assessorato, facendo chiarezza sul diritto alla continuità terapeutica e sulla libertà prescrittiva del medico. Ovviamente in tempi brevissimi visto che la malattia se non è controllata può portare rapidamente all’invalidità, con gravi conseguenze negative sulla vita familiare, sociale e lavorativa del malato.