CAGLIARI. Soru chiama, Pigliaru risponde. Un assist raccolto a distanza quello che l'ex presidente della Regione verso il successore a Villa Devoto. Tema: il Pd, la sua crisi, le sue correnti e tensioni, e il tema caldo della nomina del nuovo vertice di Abbanoa. L'ex patron di Tiscali ha chiamato in causa il professore durante l'assemblea del partito, sabato mattina all'Hotel Su Baione di Abbasanta, che ha portato all'elezione a segretario di Emanuele Cani, espressione dell'area popolare-riformista che fa capo a Paolo Fadda e Antonello Cabras e degli ex Ds e renziani, I soriani non hanno votato e la presidente Pd Lalla Pulga - che di questo gruppo fa parte - si è dimessa. "Come mai", ha chiesto Soru, "anche stavolta il presidente Pigliaru, che è un iscritto al Pd, non è presente? Un motivo ci sarà e potrebbe essere questo: neanche lui è d'accordo con l'occupazione delle poltrone, come per altro è riaccaduto anche l'altro giorno all'assemblea per eleggere l'amministratore di Abbanoa". Quando il nome di Abramo Garau, ex direttore generale della Provincia di Cagliari portati dai Comuni (e sostenuto anche dal sindaco di Cagliari Massimo Zedda ma non da quello di Sassari Nicola Sanna, che ha votato in modo diverso rispetto a tutti gli altri primi cittadini) ha prevalso su quello di Andrea Bossola, romano e renziano, proposto dalla giunta regionale. E quindi anche da Edoardo Balzarini, assessore ai Lavori pubblici entrato in giunta per volere del Partito dei Sardi di Paolo Maninchedda, che però ha sostenuto Garau.
In questo quadro articolato e frammentato arriva la risposta di Pigliaru. "Mi sembra utile", spiega il governatore, "partire dalle parole di Soru per condividere qualche riflessione su queste due vicende, così importanti per tutto il centrosinistra sardo".
Primo tema: il Pd lacerato. Pigliaru mostra di non apprezzare le modalità che hanno portato alla convergenza su Cani: ""Non ero presente perché auspicavo una soluzione diversa. Continuo a credere che sia essenziale superare le divisioni fra correnti per lasciare spazio a un vero dibattito: è urgente discutere su quale visione possa oggi tenerci uniti (esiste o no? Se lo chiedono tutti, urge rispondere per essere credibili) e consentirci di parlare con i nostri elettori e con chi abbiamo deluso. Ho auspicato la scelta di un segretario, in questa fase delicatissima, capace di raccogliere un consenso più ampio, meno legato a un accordo tra correnti; un garante per tutti, non solo per chi si riconosce nelle correnti ma anche per i molti che non hanno altra appartenenza se non quella al Pd. Ora tocca a Emanuele Cani lavorare per un Pd più unito e più forte, intorno a una proposta politica che deve essere profondamente rinnovata. Spero che il primo a mettere da parte l'appartenenza a una corrente, a dare l'esempio, sia proprio lui. Buon lavoro, io farò la mia parte con il massimo spirito di collaborazione".
Abbanoa, poi. E anche qui arrivano le stilettate: "Mi basta ricordare che la nostra proposta era puramente tecnica: una persona con un curriculum eccellente selezionato con l'aiuto di una società specializzata. Nessun ragionamento politico in questa nostra proposta perché si parla di un ruolo strettamente manageriale, che richiede alte competenze specifiche. Altri hanno fatto una scelta diversa basata su motivazioni lontane dalle nostre. Non l'abbiamo condivisa ma la rispettiamo, nella chiarezza che obbliga però a sottolineare che i punti di vista che si sono confrontati sono profondamente diversi (forse a causa di un difetto di comunicazione, di un insufficiente dialogo tra Regione e Enti Locali. Forse. Ci parleremo di più e capiremo)".