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CAGLIARI. “In un solo anno l’industria ha perso l’11% degli occupati e l’occupazione nel settore è scesa sotto il 9%, ben al di sotto della media nazionale del 20%. Il Sulcis resta il territorio più colpito, dove la possibile chiusura dell’ultima multinazionale che produce zinco e piombo rischia di provocare una vera morte sociale”. Lo afferma il segretario regionale della Fsm Cisl, Marco Angioni, che non nasconde la preoccupazione per la situazione industriale della Sardegna nel bilancio del 2025. In questo quadro, "gli appalti metalmeccanici rappresentano l’anello più debole della catena produttiva", commenta Angioni, "Le vertenze aperte – da Portovesme a Eurallumina alle centrali Enel nel Sulcis e a Porto Torres, mostrano chiaramente la portata della crisi".
Per il prossimo anno la Fsm Cisl chiede al Governo chiarezza e decisioni concrete: “Basta rinvii e viaggi della speranza. Oggi la vera domanda non è se la Sardegna può avere un futuro industriale, ma chi decide quel futuro: non possono essere le multinazionali. Per realizzarlo - conclude - serve una governance industriale forte: un piano regionale concreto, un patto sugli appalti metalmeccanici, investimenti per infrastrutture e una partecipazione diretta dello Stato. Senza industria non c’è futuro per la Sardegna”.














