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ROMA. "Oggi al Mimit abbiamo ottenuto un primo risultato concreto per Eurallumina e per il Sulcis: il Governo si è impegnato a garantire la continuità aziendale per i primi sei mesi del 2026, con uno stanziamento di circa 9,6 milioni di euro". Questo il resoconto della Cisl in merito al tavolo di stamattina a Roma. Che l'incontro avrebbe poturo significare un primo passo importante verso la risoluzione della situazione era stato anticipato dall'assessore Cani in tarda serata ieri. Un primo passo, non l'ultimo, come sottolineato anche dalla Cisl. La deputata Francesca Ghirra la definisce una "soluzione tampone".
Stamattina gli operai sono arrivati a Roma, facendosi strada tra slogan e striscioni, al grido di "ogni operaio, una famiglia", a dimostrazione che la protesta non è ancora finita.
"È un passo importante, che evita l’ennesima ferita industriale al territorio e riconosce il carattere strategico della produzione di allumina per la Sardegna e per il Paese. Ma non ci basta", scrivono nel comunicato. "Questi sei mesi non possono essere una semplice pausa: devono essere usati per arrivare allo sblocco degli asset, all’avvio degli investimenti da 400 milioni e alla piena attuazione del Dpcm Energia Sardegna, perché senza energia competitiva e senza investimenti non c’è futuro per Eurallumina, per Portovesme e per tutto il polo industriale del Sulcis". E poi il plauso a chi nelle ultime settimane ha protestato. "La mobilitazione dei giorni scorsi – con i ragazzi sui silos e tutto il territorio unito – ha dimostrato che quando il lavoro alza la testa, le istituzioni sono chiamate a dare risposte. Non abbasseremo la guardia: ora si apre la fase decisiva".
Francesca Ghirra, deputatata, sui social scrive: "Le parole dei ministri Urso e Calderone sono state rassicuranti, ma quella che prospettano è una soluzione tampone: per 6 mesi sarà garantita la continuità aziendale, grazie allo stanziamento di 9,6 milioni di euro da parte del Governo. Occorre che il nostro Paese si attivi per sbloccare gli asset della Rusal e perché la continuità produttiva della fabbrica sia garantita, come è accaduto in Svezia, Irlanda e Germania e persino negli Stati Uniti. Gli operai, che hanno occupato la fabbrica per 13 giorni e 12 notti portando la vertenza aziendale all'attenzione delle cronache nazionali, vogliono garanzie e pretendono di poter riprendere a lavorare: non vogliono più vivere di ammortizzatori sociali, ma pretendono quella dignità che solo il lavoro può dare".











