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CAGLIARI. Pietro, ha 13 anni, ha vinto la sua battaglia contro il cancro e stamattina ha avuto l’onore di suonare prima volta la campana del Sollievo: un nuovo segno di speranza dedicato ai bambini che concludono il percorso di chemioterapia dopo la guarigione dal cancro.
La campana del sollievo è stata inaugurata nella Struttura di Oncoematologia Pediatrica del Brotzu di Cagliari ed è a disposizione di chi vuole celebrare, con il suo suono, un messaggio di rinascita.
Il rito di suonare la campana è un gesto semplice ma profondamente simbolico. Ogni rintocco racchiude un significato speciale: il primo richiama la vita prima della malattia, il secondo rappresenta il tempo della diagnosi e della cura, il terzo annuncia la guarigione e il ritorno alla vita.
Al Brotzu il suono della campana diventa la voce dei bambini che hanno lottato con coraggio: tre rintocchi per il passato, il presente e il futuro. Tre rintocchi per dire che la speranza può sempre tornare a brillare.
La campana è stata donata all’Arnas Brotzu da Vincenzo Lamanna, il cui gesto è stato accolto con grande riconoscenza e entusiasmo dalle dottoresse Rosamaria Mura e Cinzia Zedda, Direttrice e Coordinatrice infermieristica della Struttura.
La Campana del Sollievo non segna solo la fine di un percorso terapeutico impegnativo: celebra anche la forza dei piccoli pazienti, il sostegno costante delle famiglie e la dedizione del personale sanitario, che ogni giorno accompagna i bambini con professionalità, empatia e sensibilità.
"È importante ricordarci che oggi complessivamente oltre l'80 per cento dei bambini e adolescenti che vivono l'esperienza del tumore in età pediatrica guariscono. Esiste un dopo le terapie, un ritorno a una vita piena", dice Rossella Mura, direttore di Oncoematologia pediatrica dell'Arnas Brotzu.
"Noi in questo momento accogliamo la maggior parte dei bambini che in Sardegna si ammalano per un tumore, sono circa 40 all'anno", precisa. "Accogliamo i pazienti non solo per il percorso terapeutico ma anche in quello di follow-up a distanza. In questo momento i pazienti di questo tipo sono centinaia nelle nostre strutture", conclude.