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OLBIA. Si è rapidamente trasformato in un caso nazionale quello di Olbia, dove sabato un uomo che, secondo quanto riportato dalle autorità, teneva dei comportamenti aggressivi, è stato fermato con il taser. Poco dopo, però, in ambulanza, il suo cuore ha ceduto.
I FATTI
Gianpaolo Demartis, 57enne. È questa l'dentità dell'uomo. Negli ultimi anni ha vissuto tra Sassari e Olbia da quanto si apprende. Aveva precedenti penali. Secondo le ricostruzioni nel pomeriggio di sabato il 57enne avrebbe mostrato segni di violenza. A intervenire i carabinieri. I militari hanno usato il taser per fermarlo. Poi, in ambulanza, nel tragitto verso l'ospedale, il decesso. Una ricostruzione, questa, sintetica e, forse, incompleta: a non essere convinta è la famiglia che ora chiede a eventuali testimoni di farsi avanti. E poi c'è un video, che nelle ultime ore sta girando in rete, quello che mostrerebbe proprio l'intervento dei militari e le modalità nelle quali è andato in scena l'arresto.
L'AUTOPSIA E RICOSTRUZIONE
"Attesa la rilevanza pubblico sociale della vicenda, già ampiamente riportata ieri dai media, anche nazionali, riguardante il decesso, avvenuto sabato scorso in Olbia, nel corso di un intervento operato delle forze dell’ordine con utilizzo del teaser nei confronti di un uomo che teneva comportamenti pericolosi per la pubblica incolumità e la sicurezza pubblica. Al fine di garantire un corretto esercizio del diritto dovere di informazione, si comunica che quest’ufficio ha disposto l’esame autoptico sulla salma del deceduto che sarà effettuata nella tarda mattinata di giovedì 21 p.v. per individuare con esattezza le cause del decesso". Questa la nota ufficiale della procura di Tempio, che ora è chiamata a fare chiarezza sulla vicenda. "Sono già stati effettuati e sono tutt’ora in corso specifici accertamenti per la esatta ricostruzione della dinamica della vicenda". Per ora occorre quindi attenedere prima che la procura fornisca la ricostruzione.
POLEMICHE
Un caso di tale rilevanza non può che accendere le polemiche, anche nazionali. "Non è la prima volta che accade. Prima di lui pochi mesi fa un ragazzo di 30 anni. Uso di scariche elettriche per contenere il disagio, provocando effetti fisici e psichici devastanti. A volte la morte. Si può ancora consentire l'uso di strumenti di tortura legalizzata?". Questo il commento della garante dei detenuti, Irene Testa. Intanto anche il ministro Matteo Salvini ha dato la sua opinione: diametralmente opposta: "Che nessuno se la prenda coi Carabinieri, che hanno difeso sé stessi e dei cittadini aggrediti, facendo solo il proprio dovere". Il sindacato indipindente carabinieri (Sic) scrive invece: "Il Sic ritiene che i colleghi abbiano agito con professionalità, attenendosi alle procedure operative previste in occasione di intervento nei confronti di soggetti che versano in grave stato di alterazione psicofisica e che pongono in essere comportamenti altamente pericolose per la collettività"