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CAGLIARI. “Siamo laureati, abbiamo sacrificato 5 anni della nostra vita, c’è anche chi si è dovuto sacrificare da solo, studiando e lavorando e chi è stato aiutato dalle famiglie. Non possiamo fare questa fine”. Sono le parole di Vanessa Delogu, una tra i 2000 farmacisti della Sardegna in protesta per chiedere un rinnovo di contratto. Questa mattina si sono riuniti in centinaia per il sit-in, sotto le sigle sindacali di Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs, di fronte alla sede della prefettura a Cagliari.
L’ultima proposta da parte di Federfarma è di 120 euro di aumento, equivalente a 69 centesimi di euro in più all’ora. Ipotesi però ritenuta da loro inaccettabile.
“In certe zone dell’entroterra sono l’unica presenza dello Stato. Chiudono le poste, le caserme dei carabinieri, le farmacie, invece, continuano a dare risposte alla cittadinanza con i lavoratori che dietro il banco non guadagnano grandi cifre”, ha detto Cristiano Ardau, Segretario generale di UilTucs Sardegna. “Non è possibile tollerare ancora un atteggiamento di Federfarma che schiaccia verso il basso le retribuzioni e i propri dipendenti per massimizzare i profitti che vanno tutti ad arricchire i farmacisti titolari”, spiega Giuseppe Atzori, segretario Cisl Cagliari.
Il mancato rinnovo contrattuale e le retribuzioni basse per i manifestanti sarebbero - denunciano - una mancanza di riconoscimento nei confronti del titolo di studio conseguito per diventare farmacista. “Noi siamo dei professionisti sanitari con anni di studio alle spalle e un enorme responsabilità, ma il nostro stipendio non si equipara alle nostre responsabilità. Di fatto siamo pagati come dei lavoratori e delle lavoratrici non professionali”, spiega Greta Conti, farmacista
“In Sardegna sono circa 2000 tra farmacisti e farmaciste. Non sono pochi, fanno un lavoro pesantissimo con una grande responsabilità. Dopo tanti anni di studio che non vengono riconosciuti rispetto a quello che Federfarma sta proponendo”, afferma Nella Milazzo, segretaria Filcams-Cgil Sardegna.