CAGLIARI. "Sappiamo cosa avete fatto. Non eri solo. E tu lo sai. Lo senti anche adesso. Quel respiro accanto a te, mentre leggi, non è il vento. È la memoria che ti mastica vivo". La verità sulla fine di Manuela Murgia, trovata morta a sedici anni nel 1995 nel canyon di Tuvixeddu a Cagliari, si avvicina. Ne sono certi i familiari che oggi pubblicano nella pagina social "Giustizia per Manuela" un nuovo lungo post in cui si rivolgono direttamente ai colpevoli, ancora senza un nome né un volto. Di recente, dopo trent'anni, la Procura di Cagliari ha riaperto il caso, che era stato chiuso per suicidio: ora si indaga per omicidio.
Dopo la fiaccolata dell'11 aprile, sono spuntati nuovi testimoni. "Ha svelato silenzi, fatto arrivare voci che credevate sepolte", ha fatto sapere la famiglia di Manuela pochi giorni fa, "Tutto porta a via Is Maglias".
E oggi continua: "Manuela vi entra nei sogni. E non se ne andrà. Parlate. Parlate prima che sia troppo tardi. Perché dentro di voi… già state parlando. La voce vi scava da dentro. Non è la nostra. È la sua. È Manuela. Che non vi lascia dormire. Che bussa al centro del vostro petto ogni volta che chiudete gli occhi. “Lo avete fatto. Mi avete guardata. Mi conoscevate. Mi avete tradita.” La vostra mente è marcia di flash che cercate di cancellare. Il cofano. Il colpo. Il sangue. Le urla spezzate. Le mani che tremavano. Non eri solo. E tu lo sai. Lo senti anche adesso. Quel respiro accanto a te, mentre leggi, non è il vento. È la memoria che ti mastica vivo. Ricordi quel pertugio a destra del cancello? Certo che lo ricordi. Quella notte non era buio abbastanza per nascondere il male che vi siete portati dietro. Lo avete infilato nel cofano. L’avete chiuso con Manuela. L’avete trascinata. Avete sentito il peso del suo corpo che ancora reagiva. Avete capito che era viva. Eppure, avete continuato. Avete scelto.E ora la vostra mente è il vero luogo del delitto. Lì dove Manuela cammina scalza, con il viso coperto da quel cappuccio che le avete messo per non guardarla in faccia. Perché il vostro crimine ha un volto. E quel volto vi conosce".
"Sapete cosa dice la criminologia?", si legge nel post, "Si copre un volto solo quando si ha paura. Solo quando il sangue è legato all’anima. Solo quando quella persona la conosci. E lei ti conosce. Lo avete fatto, e dentro di voi, ogni notte, lo rifate. Il suono delle ossa che urtano. Il cofano che si chiude. Le mani che spingono. Il silenzio che non arriva mai. Avete ucciso una persona. Ma non riuscirete mai ad uccidere quella parte di voi che l’ha fatto. E quella parte vi scava. Vi rosicchia il sonno. Vi accende sudori freddi alle tre di notte. Vi fa svegliare col battito fuori tempo. Perché non c’è oblio per chi ha toccato il male a mani nude. Parlate. Confessate. Non per Manuela. Lei è già oltre. Ma per voi. Perché voi siete già all’inferno, e lo sapete".