OVODDA. Occorre capire di cosa si parla. Quale è l'oggetto della critica mossa dagli animalisti (in tutte le loro forme) al carnevale di Ovodda? Una domanda che forse bisognerebbe porsi prima di avventurarsi in quella giungla che è il web. Per rispondere a questa domanda è necessario ricostruire la vicenda che in queste ultime 24 ore sta infiammando i social (e non solo).
LA TRADIZIONE.
Il Carnevale di Ovodda tradizionalmente va in scena il mercoledì delle Ceneri. Il protagonista è Don Conte, l'emblema della festa: si racconta che fosse un uomo malvagio che riuscì a prendere il comando di Ovodda e alla fine fu giustiziato dagli stessi abitanti. La fine del fantoccio che lo rappresenta durante il carnevale, realizzato anche con la carta pesta, è proprio quella: viene distrutto entro la sera. Per il resto la tipica sfilata è una festa abbastanza spontanea, tradizionalmente senza un percorso specifico. Don Conte, quest'anno, al posto del consueto fallo, presentava una grossa pala eolica (ma questo è un altro discorso) e come di consueto è stato scortato dai cittadini di Ovodda, sos intintos, con la faccia nera e vestiti di stracci, pronti a sporcare con la fuligine chi si trovano sulla loro strada. Per spiegare meglio queste usanze servirebbe un articolo a parte, ma da qui si può partire per comprendere quanto il carnevale di Ovodda abbracci il passato (e presente) agropastorale del Comune e della zona.
GLI ANIMALI MORTI.
Anche in questo caso si comprenda il contesto storico, quello di oggi: nelle ultime settimane la Sardegna è finita nell'occhio del ciclone per diversi casi legati alla crudeltà sugli animali. Un problema che di certo non appartiene solo alla Regione (anzi, di casi documentati ce n'è in tutta Italia), ma negli ultimi tempi quelli sardi hanno di sicuro ricevuto una certa attenzione mediatica: si pensi al caso del gatto bruciato vivo a Dolianova (qui la storia di Tigro) e si pensi anche alla risonanza mediatica ottenuta dal caso dopo l'intervento di alcune figure importanti anche al livello nazionale. Cappellacci aveva messo una taglia, promettendo mille auro a chi avrebbe fornito informazioni sull'identità degli autori. Poi l'ipotesi di un serial killer di animali, le polemiche per "su puddu"e infine il caso del gatto "usato come una palla e ucciso" a San Sperate. Tutto nell'arco di un mese.
LA POLEMICA.
E quindi ecco che ad interessarsi delle vicende c'è anche Enrico Rizzi, noto attivista e animalista che negli anni ha portato avanti le lotte contro la crudeltà sugli animali. Dapprima aveva dato notizia di voler organizzare una manifestazione per il prossimo 8 marzo a Cagliari. Un'occasione per sensibilizzare e parlare di questo tipo di deplorevoli episodi. Ieri, però, Rizzi pubblica un nuovo post: stavolta mostra le immagini del carnevale di Ovodda. Ma non le immagini del Don Conte, bensì quelle di un carretto sopra al quale ci sono "animali morti insanguinati, un povero cammello portato in giro come trofeo". Nello specifico gli "animali morti" sono in realtà le pelli delle pecore (a cui sono state lasciate le teste). Rizzi chiede anche le dimissioni del questore e del prefetto, viste "le violazioni di legge sotto gli occhi di tutti: da un punto di vista sanitario, igienico, di sicurezza pubblica". Nelle ore successive il caso diventa nazionale: migliaia di condivisioni e la polemica ormai è esplosa. Si creano due fazioni distinte e entrano in ballo questioni legate alla tradizione, al buon gusto, alla violenza sugli animali e addirittura si arriva a parlare di razzismo nei confronti dei sardi.
ACCUSA...
Oggi Rizzi rilancia condividendo nuove immagini: stavolta c'è un bambino ritratto con una testa di pecora a mo' di berretto, durante il carnevale. "Violenza e sopraffazione verso i più deboli che solo in un film horror possiamo vedere. Ho appena scritto ad Alessandra Todde, presidente della Regione Sardegna, chiedendole un incontro urgente. Spero di ricevere presto un suo feedback. Davanti a queste oscenità, bisogna intervenire e in tempi rapidi perché c’è di mezzo il futuro delle nuove generazioni". Un altro nome che si fa largo tra gli accusatori è quello del consigliere comunale di maggioranza a Cagliari, Corrado Sorrentino: "Il carnevale 2025 in Sardegna sarà ricordato per queste barbarie nei confronti degli animali che vengono uccisi per cibarsene ed esposti per divertimento e per tradizione". Invita, nel suo messaggio, anche i primi cittadini ad intervenire, citando il paese di Sedilo e quindi la tradizione di "Su Puddu" e scagionando, solo in parte, Ovodda: "I sacrifici animali nelle tradizioni sono la mortificazioni delle tradizioni stesse, forse non a Ovodda (in cui vengono usati gli scarti degli animali seppur macellati da poco) ma a Sedilo pare proprio di sì, un insulto alla vita che deve finire".
... E DIFESA.
La difesa arriva in gran parte dagli stessi abitanti di Ovodda che commentano e spiegano come le pecore, quelle appese, fossero state macellate per farne carne e quelle fossero solo le pelli. E a risposta della questione dei sacrifici, qualcuno fa la similitudine con la Pasqua e con l'agnello (che comunque ogni anno solleva nuove polemiche a sua volta). "Anche a Pasqua si uccidono gli agnelli e si mangiano. Quello non è un sacrificio? Anche a Ovodda la carne viene mangiata, non vedo differenze". Michele Virdis, presidente del distretto rurale della Barbagia, parla sui social "il profondo significato di "merculis de lessia" e l'mmensa funzione sociale che ha per il paese dai tempi precedenti il cristianesimo ad oggi". E a proposito degli accusatori (tra gli altri cita lo stesso Rizzi) dice: "Non possono che vedere morte e arretratezza nell'esposizione pagana delle pelli di pecora, quindi non li giudico perché credo siano in buona fede. Il prossimo anno toccherà a Mamoiada e i mamuthones? Le loro pelli sono piu secche ma identiche alle pelli ovoddesi".
Intanto arriva anche la replica del padrone del cammello che spiega: "Io l'ho salvato, viveva in cattività, ora libero nelle nostre campagne" (QUI LA NOTIZIA)
MENZIONI SPECIALI.
C'e anche chi, nella polemica, apre nuove e interessanti parentesi. La garante dei diritti dei detenuti in Sardegna, Irene Testa, scrive: "I carnevali barbaricini non vanno demonizzati perché rappresentano riti millenari, tradizioni pagane e arcaiche. La pecora e le pelli sono parte integrante di queste culture. Il carnevale di Ovodda come altri è sempre stato un carnevale bellissimo. Certo il carro con le pelli e le teste di agnello è stato davvero di cattivo gusto e in realtà non lo avevo mai visto prima. Occorre un'evoluzione e più rispetto per gli animali? Sicuramente sì. Ma occorre allora che il legislatore, Enrico Rizzi cominci a fare il giro nelle campagne di tutte le regioni per vedere come vengono trattati i cani e altri animali. È necessario che si controllino i finanziamenti a pioggia per l'acquisto di capi di bestiame che poi vengono abbandonati e usati al solo scopo di ottenere ristori. Si cominci da qui. Il cammello a passeggio per le strade di Ovodda, al di là di capire come ci è arrivato, non mi è sembrato maltrattato. Rizzi faccia un giro negli zoo e nei canili".
E poi Nenneddu Sanna, storico portavoce di quella che è passata agli onori di cronaca come "la guerra del latte". Lui scrive: "Se vedo un solo intervento da parte o della Todde o di un qualunque politico sardo, in difesa o giustificazione di questi elementi giuro che lo farò diventare un caso nazionale e non parlo sicuramente di queste scemenze. Non ho visto uno solo e dico uno solo", poi cita Rizzi, "provare compassione o cercare di salvare le innumerevoli pecore che ogni giorno venivano sotterrate, non ho visto la Todde spendere una parola per l'enorme siccità che ha colpito i nostri allevamenti, dove ogni singolo animale è stato accudito, abbevverato ogni singolo giorno. Provate indignazione per due pelli, ma non provate indignazione quando un branco di lupi sbrana intere greggi, girate tutti la faccia. Girate la faccia quando alluvioni, nevicate si abbattono sui nostri allevamenti, dove il pastore e non l'animalista rischia la vita per salvare le proprie bestie, mettendo a repentaglio la propria e non si tratta di salvare il valore economico, si tratta di salvare quegli animali che solo noi ne conosciamo la vera natura. Quindi prima di essere animalisti bisogna essere coerenti.
LA DOMANDA FINALE
Rimane il quesito, quello posto all'inizio. Su cosa si sta polemizzando? Gli argomenti trattati sono diversi e sono estremamente stratificati. Si parla di una condanna alla tradizione che nasconde barbarie e poco rispetto verso gli animali? Oppure si sta parlando di buongusto, quello che fa storcere il naso di fronte alla visione del sangue, di fronte all'esposizione alla violenza, ma che non fa effetto quando quelle stesse pelli sono state pulite e usate come abbigliamento. Si parla di sfruttamento animale? Qualcuno tra i commenti si chiede se anche gli asini e i buoi fatti sfilare siano allo stesso modo.
Quella che sembra una polemica su due fronti, forse, è una polemica che conta decine (o centinaia) di punti di vista differenti. Tutti diversi. Tutti pronti a condannare un determinato comportamento e perdonarne un altro. E quindi, su cosa verte la polemica in corso alla fine? I
Intanto la situazione degenera e Rizzi si ritrova tra le mani un fotomontaggio che lo ritrae come Don Conte 2026. Ormai lo spazio per la conversazione è finito. Rimane solo il tifo da stadio. Quello che non ammette torto, nemmeno in minima parte.