CAGLIARI. La Sardegna è tra le regioni più in ritardo nella corsa verso gli obiettivi di produzione di energia rinnovabile fissati per il 2030. Secondo il report Scacco matto alle rinnovabili 2025, presentato da Legambiente alla fiera Key di Rimini, l’isola rischia di raggiungere il traguardo imposto dal decreto aree idonee con 21 anni di ritardo, collocandosi tra le peggiori regioni italiane insieme a Valle d’Aosta, Molise, Calabria e Umbria.
Attualmente, la Sardegna ha installato appena il 13% dei 6.264 megawatt previsti entro il 2030. Per colmare il divario, sarebbe necessario quadruplicare il ritmo di realizzazione degli impianti, passando dagli attuali 203 megawatt annui a oltre 900. "La sfida dei cambiamenti climatici per la Sardegna sarà particolarmente ardua", avverte Marta Battaglia, presidente di Legambiente Sardegna..
Legambiente critica anche la recente legge regionale sulle aree idonee, che esclude il 99% del territorio dalla possibilità di installare impianti rinnovabili. "La Regione sta assumendo un ruolo più ostruzionistico che di gestione della trasformazione energetica", sostiene l'associazione, chiedendo un’inversione di rotta e un maggiore coinvolgimento delle comunità locali.
Oltre alle difficoltà amministrative e burocratiche, Legambiente evidenzia le opportunità economiche perse dall’isola. "Se gestita con spirito propositivo, la transizione energetica potrebbe diventare la chiave per frenare l’emorragia di giovani sardi in cerca di lavoro", afferma Giorgio Querzoli, responsabile scientifico dell’associazione. "La Sardegna ha bisogno di energia a buon prezzo per rilanciare i settori industriali e svilupparne di nuovi. Solo le fonti rinnovabili possono garantire sicurezza e indipendenza dalle speculazioni globali sulle fonti fossili".
L’appello di Legambiente alla Regione è chiaro: semplificare gli iter autorizzativi, potenziare il personale tecnico per velocizzare le valutazioni sui progetti e promuovere una politica industriale dell’energia rinnovabile che trattenga sul territorio i benefici economici della transizione verde.