CAGLIARI. “Gli operatori sanitari sono allo stremo per le condizioni di lavoro insostenibili, spesso costretti a dimettersi e cercare lavoro fuori dalla Sardegna”: così la segretaria della Fp Cgil Roberta Gessa alla Commissione consiliare Sanità che oggi ha audito le categorie dei lavoratori e delle lavoratrici del sistema sanitario.
“Non serve una nuova riforma, occorre cambiare passo - ha detto - tutti i parametri segnalano la grave carenza di personale, la mancata programmazione e il sottofinanziamento del sistema”.
Secondo la Funzione Pubblica della Cgil, visto che la spesa sanitaria è a carico del bilancio regionale e che non rientra nelle limitazioni di finanza pubblica imposte a livello nazionale, “è necessario incrementare le risorse per il reclutamento del personale in misura utile a coprire anche il necessario aumento dei posti letto (fino al 3.7 per 1000 abitanti previsto dal decreto ministeriale 70) e alla rete dei servizi territoriali prevista dal decreto 77”.
Fra le richieste, il depotenziamento delle funzioni di Ares e l’attribuzione alle Asl di quelle relative ai concorsi e alla gestione delle competenze del personale. Su Ares, Cgil anche ieri aveva puntato il dito: "Ha rappresentato un ostacolo insormontabile al buon funzionamento del sistema”
“Perché ripartano i servizi territoriali, di prevenzione, per la salute mentale, dell’emergenza urgenza, ospedalieri per l’acuzie, per la riabilitazione - ha aggiunto la segretaria - è necessario un piano straordinario di assunzioni sia dei professionisti della salute che dei profili amministrativi e tecnici”.
La Fp Cgil ha inoltre chiesto alle forze politiche di maggioranza e opposizione di “lavorare in modo bipartisan per salvare il servizio sanitario regionale e di riflettere sulla possibilità di costruire un nuovo accordo sulle entrate da proporre al Governo nazionale”.
Si tratta della seconda bocciatura consecutiva della riforma proposta dalla giunta regionale dopo quella della Uil.