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CAGLIARI. Alla mezzanotte del 31 dicembre, l’80% delle attività di soccorso di emergenza urgenza potrebbe fermarsi. E non si parla di un problema di qualche ora, ma di un possibile collasso generale. Qualcuno potrebbe dire che è già tardi, ma le richieste di confronto con la Regione sono partite in estate, in tempi non sospetti.
“Postazioni di volontari del primo soccorso che chiudono, scelte disastrose e richieste di sfruttamento”. Così viene descritta la situazione delle realtà di primo soccorso, almeno quelle su base associazionistica o cooperativistica (che sono la stragrande maggioranza in Sardegna). Il 31 dicembre, quando scadrà il rapporto convenzionale con gli Enti del Terzo Settore per le attività di emergenza urgenza territoriale, la situazione potrebbe peggiorare. Si parla, in termini di numeri, di circa 200 ambulanze e relativi soccorritori (molti di più).
“Il primo di dicembre abbiamo inviato una richiesta d’incontro in Regione, perché siamo fortemente preoccupati per l’imminente 31 dicembre, quando scadrà la convenzione in essere, con le organizzazioni che operano nel servizio di emergenza urgenza 118”, così comincia la nota ufficiale diramata dalla Soccor, rappresentanti delle associazioni di volontariato e cooperative sociali che svolgono il servizio di Emergenza di base per il 118 in Sardegna .”Considerando che, da queste organizzazioni, viene effettuato circa 80% di tutti gli interventi di soccorso d’emergenza in Sardegna, è facilmente intuibile quali ricadute potrebbero esserci se, alla scadenza, si verificassero, interruzioni del servizio, soluzioni improvvisate e pasticciate o, peggio, accordi imposti senza alcun confronto preventivo con gli organismi di rappresentanza”. Insomma, anche se dovessero arrivare proposte (o per meglio dire proroghe) dell'ultimo momento, sembra che stavolta non ci sia la volontà di accettarle senza un confronto.
Si parla di una situazione, quella della rete organizzativa del soccorso d’emergenza, che “è stata, in questi anni, progressivamente messa sempre più in difficoltà con scelte organizzative disastrose, che facilmente si allineano con quelle che si riscontrano negli altri comparti sanitari regionali. Pressanti richieste di sfruttamento nell’esecuzione dei servizi (anche relativamente a parti non previste in convenzione), senza che ci fosse, al pari, un corretto rispetto degli impegni previsti in convenzione da parte di Areus”.
Nel testo del documento inviato lo scorso primo dicembre dalla Soccor e diretto alla presidente regionale Alessandra Todde e all’assessore alla Sanità Armando Bartolazzi, in un passaggio si riflette sulle scelte, considerate opinabili, del precedente governo regionale. Ma l’attuale governo, d’altro canto, in quasi sei mesi, viene accusato di un silenzio preoccupante sulla vicenda: “Nella scorsa legislatura, considerata l'inadeguatezza economica del rapporto, erano stati stanziati con legge regionale, 5 milioni di finanziamento straordinario a supporto degli Enti del terzo settore per ogni anno dal 2020 al 2024. Naturalmente anche questo finanziamento scadrà, inesorabilmente, il prossimo 31/12 e non potrà essere ripetuto. Ciò significa che gli Ets si troverebbero a dover affrontare una situazione peggiorativa rispetto all’attuale, che già risente delle gravi carenze strutturali dei Pronto soccorso. e del forte aumento dei costi di materiali e attrezzature. Tutto ciò era stato da noi prospettato in un’audizione in Assessorato prima dell'estate, ma a tutt’oggi, non abbiamo avuto riscontro di azioni o convocazioni che potessero determinare una risposta a quanto illustrato e condiviso”.
Intanto, la situazione è già in caduta libera: “Una gestione che sta depauperando il servizio con implementazioni discutibili e sta portando alla chiusura di postazioni strutturate”, scrivono da Soccor. “Senza un preventivo dialogo con le istituzioni, con importanti correttivi alla convenzione, non sarà accettabile alcuna soluzione, anche di semplice “proroga”, degli accordi. Questo silenzio istituzionale, ci preoccupa e ci demoralizza. Auspichiamo una rapida attenzione al tema presentato, che eviti l’esplodere di un ulteriore problema nella martoriata sanità sarda”.