CAGLIARI. Una morte improvvisa, proprio come un rombo di tuono. Così è uscito di scena il grande campione Gigi Riva. Ha perso la sua ultima partita in un letto di ospedale. Al Brotzu di Cagliari, dove era arrivato al pronto soccorso alle 3 del mattino, di ieri 22 gennaio, per una sindrome coronarica acuta. Poi, di pomeriggio il peggioramento e alle 17,30 l'arresto cardiaco a cui sono seguite le manovre di rianimazione. Il suo cuore ha smesso di battere alle 19,10.
E così il cielo si è ripreso il suo rombo di tuono.
Soprannominato così per il suo sinistro terrificante per potenza ed efficacia, ha portato il Cagliari lassù in alto a toccare le nuvole, dove nessuno era mai riuscito ad arrivare. Diventando per la Sardegna e per i sardi un esempio, un simbolo, un’icona. Come scrive la stessa società rossoblù.
Riva sbarcò a Cagliari nell'estate del 1963. Per non andarsene mai più. Nemmeno quando i grandi club gli offrirono importanti cifre. Ha indossato la maglia rossoblù 315 volte segnando 164 gol ed è stato uno dei grandi protagonisti dello scudetto del club sardo nel 1970.
Tre volte capocannoniere in Serie A e in nazionale nessuno ha mai segnato come lui: 35 gol.
Ha concluso la sua carriera, così come gli ultimi istanti della sua vita a Cagliari.
"Riva aveva paura, c'era il rischio che potesse morire durante l'operazione”, spiegano i medici del Brotzu che racconta le sue ultime ore di vita. Riva aveva bisogno di consultarsi con i parenti per quell’ultimo intervento. Invece il tempo non c'è stato. Il mito se n'è andato.