CAGLIARI. "Siamo una marea". Centinaia di donne e non solo si sono riunite oggi a Cagliari, in piazza Costituzione, per dire no alla violenza di genere "contro la violenza patriarcale".
Il presidio transfemminista è stato organizzato dal movimento "Non Una Di Meno".
“Siamo stanche di ribadire ogni 25 novembre che tutto questo finisca. Ma non siamo mai stanche di lottare contro ogni donna che viene uccisa. Lotteremo sempre”. Ha detto Maria Vittoria, studentessa, 30 anni, di ResetUnica durante il sit-in.
"Come tante altre ragazze quando sono da sola di notte, io ho paura. Quando cammino ho le mani in tasca, in una ho il telefono per chiamare il numero di emergenza e nell'altra le chiavi di casa", ha aggiunto.
"Il 25 novembre siamo in piazza per ribadire che siamo arrabbiate e vogliamo una trasformazione radicale della società, consapevoli che non saranno pene più severe, militarizzazione e sicurezza ad azzerare la violenza. Anzi siamo sicurə che l’impianto punitivo del sistema sia parte del problema e non la soluzione, che è invece cambiare le fondamenta su cui questo sistema si riproduce", fanno sapere con un comunicato.
"Vogliamo scegliere noi chi considerare famiglia e che tipo di relazioni vogliamo avere, liberə da destini biologici e sociali. Vogliamo un pieno riconoscimento e implementazione dei percorsi di educazione al consenso, all’affettività, alla sessualità e alle differenze nelle scuole a partire dalla prima infanzia; Chiediamo Il rifinanziamento dei Centri antiviolenza, presidi fondamentali per il contrasto alla violenza, e l’approccio femminista come criterio fondamentale per l’assegnazione dei bandi, perché la prevenzione e il sostegno all’autodeterminazione nei percorsi di fuoriuscita da una prospettiva transfemminista sono elementi centrali e non sacrificabili.
Vogliamo il sostegno all’autonomia economica per donne e persone lgbtiaq+ attraverso misure reali di sostegno economico, unite a servizi e welfare adeguati e svincolati dalla famiglia nucleare e una sanità pubblica universale e accessibile, la piena tutela del diritto di aborto e nuovi approcci alla medicina di genere, che garantiscano l’accesso alla salute e all’autoaffermazione di tutte le soggettività fuori da percorsi di colpevolizzazione, patologizzazione e psichiatrizzazione dei corpi.
Vogliamo il cambiamento delle narrazioni e del linguaggio con cui la violenza viene raccontata nei media e nel dibattito pubblico, per uscire dalle logiche di pornografia del dolore e ri-vittimizzazione. Rivendichiamo un permesso di soggiorno slegato da qualsiasi ricatto lavorativo e familiare e leggi che consentano a chi nasce in Italia in famiglie straniere di avere subito il riconoscimento della cittadinanza. Vogliamo ribadire il nostro posizionamento anticarcerario, riconoscendo nel carcere una delle peggiori violenze istituzionali.
Vogliamo un chiaro posizionamento in favore del popolo palestinese e della sua liberazione e una visione antimilitarista che ci permetta di evidenziare come i conflitti armati siano l’espressione più terribile della violenza patriarcale, e la liberazione e il desiderio, come unici orizzonti rivoluzionari per i nostri corpi, le nostre esistenze e le nostre collettività".
- Redazione
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