CAGLIARI. "Mia madre malata di Alzheimer è stata abbandonata nel momento in cui aveva più bisogno di cure. Ho deciso di sporgere denuncia". A raccontarlo è Sara Balistreri, cagliaritana che nelle scorse settimane si è trovata a vivere un'epopea, stando alla sua testimonianza, tra appuntamenti in clinica "fantasma" e altri saltati.
"Mia madre ha un deficit cognitivo con BPSD, meglio conosciuto come Malattia di Alzheimer", racconta, "Alla fine di aprile prenotiamo una risonanza magnetica del cervello e del tronco encefalico per permettere al geriatra che la segue di valutare lo stadio di avanzamento della malattia. Appuntamento fissato il 7 agosto alle ore 10:35 in una rinomata clinica privata dell'hinterland".
Balistreri ci tiene a spiegare le dinamiche e le difficoltà della situazione: "Chi conosce la demenza, in particolare l'Alzheimer, sa bene cosa intenda quando parlo di difficoltà. Non sono solo pratiche, le difficoltà sono soprattutto legate all'emotivo del malato e del caregiver. Arriviamo alla clinica e ci presentiamo all'accettazione. Sono le ore 10:15. Dietro lo sportello c'è un solo operatore. Attendiamo pazientemente per circa venti minuti. Mamma si guarda intorno, sorride a tutti. Paghiamo il ticket e ci viene dato l'ok per entrare nel reparto di radiologia. Sono le 10:45. Suono il campanello del reparto per 10 minuti. Nessuno apre. Mamma inizia ad agitarsi. Arriva finalmente un'infermiera, che ci manda via in malo modo dal reparto dicendoci che non avrebbero eseguito la risonanza a causa del "nostro" ritardo. Faccio presente che il ritardo non è causato da noi bensì da un problema all'accettazione con il precedente paziente. In tutta risposta ci sbatte la porta in faccia e sparisce. Mamma è in lacrime".
A questo punto si fissa un secondo appuntamento: "Il nuovo appuntamento viene prenotato per il 19 settembre. Cerchiamo di tranquillizzare mamma e torniamo a casa. Il giorno successivo, riceviamo una chiamata: C'è stato un errore, l'appuntamento non è il 19 settembre bensì il 19 agosto. Increduli ma contenti ci organizziamo per quella data. Giovedì 17 riceviamo ulteriore conferma dalla stessa persona che ci ricorda della prenotazione per sabato alle ore 9:30".
Arriva il 19 agosto: "Ore 8:40, mamma sale in macchina dopo le stesse identiche difficoltà della precedente uscita. Alle 9 in punto siamo ai parcheggi della clinica. Il cancello è chiuso. Citofono. Nessuno apre. Chiamo il numero di riferimento e nessuno risponde. Recupero dal web un secondo numero, chiamo e mi rispondono da un'altra clinica di Cagliari della stessa società di gestione. La segretaria controlla al computer e mi conferma che la visita risulta fissata per il 19 agosto ma non capisce come questo sia possibile: la clinica, proprio in quella data, è chiusa per ferie. Presa dalla rabbia, dalla disperazione di dover gestire mia madre che scappa in mezzo alle auto in una delle vie più trafficate del nostro hinterland rischiando di essere investita, decido di chiamare i carabinieri. 'Signora, non è di nostra competenza. Chiami la polizia municipale'. Loro invitano a richiamare i Carabinieri. Giocano per un paio di volte a rimbalzarmi come in una ridicola partita. Non ci vedo più. Decido, insieme a mio fratello, di sporgere denuncia formale contro tutte le persone (fisiche o giuridiche) che si riterranno responsabili di questa vergognosa vicenda".
Una denuncia, quella dei fratelli, che si preparano a veder cadere, ma sarebbe più una questione di principio. Vogliono lanciare un segnale: "Lo sappiamo bene, nessuno pagherà. Sono certa che la procura archivierà la querela perché "non credo rientri in un qualche reato penale", mi dice il maresciallo. Allo stesso maresciallo rispondo che non mi importa, che voglio comunque depositare la denuncia e chiedo se ha ancora accanto i suoi genitori e se lui al mio posto non farebbe altrettanto.
Viviamo in una società del lamento fine a se stesso. Una società in eterna attesa che qualcuno ci salvi. Una società dove i diritti non sono veri diritti. Io non voglio essere così. Non lo sono mai stata e non lo sarò mai. Con tutta certezza, posso assicurarvi che andrò avanti con tutti i mezzi a mia disposizione affinché le lacrime che ieri mia mamma ha versato per l'ennesima fatica inutile abbiano giustizia".
- M.P.
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