CAGLIARI. La Costa Smeralda piange Gesuino Monagheddu. E' scomparso all'età di 90 anni uno degli uomini che hanno contribuito maggiormente a dare forma al territorio sulla costa del nord Sardegna come lo conosciamo oggi. A renderlo noto è il Consorzio della Costa Smeralda:
"Prima, dal 1963, come segretario del Comitato di architettura del Consorzio Costa Smeralda e poi, dai primi anni Ottanta fino agli anni Duemila, come segretario generale del Consorzio, Gesuino Monagheddu ha “costruito”, con le sue indicazioni e i suoi pareri, buona parte di quello che vediamo oggi: hotel, ville, strade, verde pubblico, servizi generali. Se c’è un uomo che ha incarnato il modello Costa Smeralda voluto dal Principe Karim Aga Khan, quello è lui, il geometra di Sassari voluto da Paolo Riccardi nel Comitato di Architettura e successivamente suo ottimo successore".
In un post su Facebook viene riportata una vicenda di cui fu protagonista Monagheddu: "Alla fine degli anni Sessanta, Dolores Guinness - vedova di Patrick Guinness, uno dei fondatori del Consorzio - voleva costruire una villa per sé a Porto Cervo, nel complesso Le Cerbiatte, accanto a quella del Principe Aga Khan. Come per tutti i progetti, serviva il via libera del Comitato di Architettura, l’organismo istituito immediatamente dopo la costituzione del Consorzio per fare in modo che la Costa Smeralda nascesse rispettando la “serenità del paesaggio”, come è scritto nei documenti degli architetti. Uno poteva avere tutte le autorizzazioni per costruire - comunali, regionali - ma se mancava l’autorizzazione del Comitato, beh, non poteva fare nulla: i lavori sarebbero stati bloccati dal Consorzio e sarebbero arrivate penali altissime da pagare".
Quando sul tavolo del comitato arrivò il progetto di Dolores Guinness: “Io ero il segretario del Comitato di Architettura ed ero chiamato a istruire le pratiche, a verificare che avessero tutti i requisiti edilizi - raccontò Gesuino Monagheddu nel libro 'Il Grande Principe. La vera storia della Costa Smeralda' -. Non era facile. Mi trovavo a confrontarmi con grandi architetti, tutti convinti della bontà delle loro creazioni. Io dovevo fare il lavoro sporco, misurare le volumetrie delle costruzioni, le loro altezze, verificare in cantiere le famose sagome fatte con i pali di legno. L’architetto Vietti aveva fatto la villa di Dolores Guinness. Illustrò il progetto. Tutti avevano dato il loro parere favorevole. Io sapevo che c’era qualcosa che non andava bene, però. Ne avevo parlato con l’avvocato Riccardi. Gli avevo spiegato che, per quel lotto, c’era un massimo di volumetrie e il progetto dell’architetto Vietti le aveva sforate. L’avvocato Riccardi mi disse di non dirlo, di lasciar passare tutto così come era. Quando nella riunione toccò a me prendere la parola, l’avvocato Riccardi mi fulminò con gli occhi e mi diede un calcio, sotto il tavolo, per farmi capire che avrei dovuto far finta di niente. Non lo feci. Dissi che il progetto andava rifatto, che c’erano troppe volumetrie e che in altezza la villa non rispettava le prescrizioni del Regolamento edilizio. Apriti cielo. L’architetto Vietti andò su tutte le furie e la discussione fu sospesa. L’Aga Khan non disse nulla. Avevo paura. Pensavo che mi avrebbe cacciato. Qualche giorno dopo venne nel mio ufficio. 'Ecco – pensai – sono finito”. Invece, con mia grande sorpresa, l’Aga Khan mi ringraziò, dicendomi che tutti avrebbero dovuto essere come me'”. Secondo il consorzio "È per persone come il geometra Monagheddu che la Costa Smeralda è un modello. Perché lui, in modo ferreo, ha fatto applicare il Regolamento Edilizio, unico nel Mediterraneo per il rigore a favore dell’ambiente".
Monagheddu, si legge nel post, diventò l’uomo a cui l’Aga Khan affidò le chiavi di tutto. Anche quella per spostare - con un grande valore simbolico, comunicativo - la pietra con la scritta Costa Smeralda. “La pietra fu messa alla metà degli anni Settanta al bivio di San Pantaleo, poco prima dell’ingresso di Portisco – raccontò il geometra Monagheddu sempre nel libro 'Il Grande Principe' –. Il proprietario di Portisco chiese di poter aderire al Consorzio Costa Smeralda. Aveva già aperto i primi cantieri e, in pochi mesi, aveva tirato su le prime costruzioni. Un giorno l’Aga Khan mi chiese di accompagnarlo a Portisco. Quando vide le prime costruzioni di Portisco, poco ci mancò che si sentisse male. ‘Portisco non mi piace, non è la Costa Smeralda – disse – e mai entrerà a farne parte’. Fu così sconvolto che mi diede un incarico, da portare a termine nel giro di 24 ore. Mi ordinò di spostare la pietra con la scritta Costa Smeralda. ‘Perché ora – mi disse l’Aga Khan – chi passa qui penserà che anche Portisco sia in Costa Smeralda e non lo posso tollerare’. Di notte, con alcuni operai, spostammo il sasso quasi un chilometro più avanti, dopo Portisco, all’altezza della spiaggia di Rena Bianca, dove è ancora oggi".