CAGLIARI. L'Aou di Sassari è l'ospedale con i tempi di attesa più lunghi, nella classifica nazionale, degli interventi per tumore. Al sesto posto invece, dei peggiori, c'è l'Aou di Cagliari.
Lo attestano i dati di uno studio realizzato da Agenas, agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali che fa capo al ministero della Salute, su quanto funzionano bene gli ospedali in Italia.
Le aziende ospedaliere sarde risultano inoltre tra le peggiori anche per quanto riguarda i macchinari troppo vecchi, che hanno più di un decennio. Tra i 10 ospedali italiani da bollino rosso c’è il Brotzu, terzo in classifica, e l’Aou di Cagliari che è decimo.
Lo studio
Gli indicatori considerati per la realizzazione dello studio sono i seguenti: cure entro le 8 ore al pronto soccorso, tempi di attesa, pochi ricoveri ad alto rischio di inappropriatezza, rapporto medici e infermieri adeguato per posti letto, esami con apparecchiature non obsolete (non più di 10 anni), conti in ordine.
L'indagine si è concentrata sul triennio 2019, 2020 e 2021, mettendo sotto la lente di ingrandimento 30 aziende ospedaliere universitarie e 23 aziende ospedaliere.
In sintesi meno di un'azienda su 5 ha raggiunto alti livelli di performance (17%), più della metà si attesta su un livello medio (60%), comprese le strutture sarde, mentre più di una su 5 non funzionano in maniera sufficiente (23%).
Nell'analisi spiccano cinque regioni italiane: Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Marche. Male invece il sud dove si registrano i più bassi livelli di performance. Calabria, Sicilia, Lazio e Campania sono le zone con i dati peggiori.
Dallo studio è emerso che una stabilità nella direzione delle aziende ospedaliere si traduce in miglioramento delle performance.
Fino al 2019 c’è stata una forte continuità delle direzioni aziendali nel Nord e nel Centro che invece è vacillata dal 2020-2021.
I risultati dell'analisi sono la prova della capacità organizzativa e di gestione delle risorse, o meno, in capo al direttore generale. Questo fattore è legato anche alle scelte politiche, infatti, le decisioni finali spettano al presidente della Regione in condivisione con il suo assessore alla Sanità.