Culture

L'attore Paolo Triestino in Sardegna: "Ma perchè mi emoziono così arrivando qui?"

CAGLIARI. L'attore Paolo Triestino è sbarcato a Cagliari in direzione Oristano per "Le gratitudini", lo spettacolo che poi girerà per tutta l'Isola. L'attore che ha recitato anche in alcuni film di Carlo Verdone, in viaggio sulla 131 ha registrato un video dove parla delle emozioni che prova arrivando in Sardegna. 

"Wow, che bella la Sardegna", dice nel video. "Ma perché uno si emoziona così quando arriva qui? Succede anche a voi? Eppure è una strada, ma sembra tutto più bello". 

 Intanto arriva anche il comunicato sullo spettacolo con tutte le date: 

"Una storia delicata e struggente sull'importanza della gentilezza con “Le Gratitudini”, dal romanzo di Delphine de Vigan, con adattamento e regia di Paolo Triestino, (produzione a.ArtistiAssociati / Centro di Produzione Teatrale) in cartellone – in prima regionale – mercoledì 19 febbraio alle 20.30 al Teatro “Antonio Garau” di Oristano, giovedì 20 febbraio alle 21 al Teatro Civico “Gavì Ballero” di Alghero, venerdì 21 febbraio alle 21 al Cine/Teatro “Olbia” di Olbia, sabato 22 febbraio alle 21 al Teatro del Carmine di Tempio Pausania, domenica 23 febbraio alle 21 al Teatro Comunale di San Gavino Monreale e lunedì 24 febbraio alle 20.30 al Teatro Centrale di Carbonia sotto le insegne della Stagione di Prosa 2024-2025 organizzata dal CeDAC Sardegna.

Sotto i riflettori Lucia Vasini nel ruolo della protagonista, Michka, accanto a Lorenzo Lavia, Paolo Triestino e Carmen Di Marzo (la voce di Muriel è di Anna Gualdo), interpretano una pièce sorprendente e poetica, con scenografia di Francesco Montanaro, costumi di Lucrezia Farinella e disegno di luci di Alessandro Nigro, musiche originali di Massimiliano Gagliardi e movimenti coreografici a cura di Erika Puddu: uno spettacolo in cui passato e presente si intrecciano mentre l'immagine di una bambina in fuga dai nazisti riaffiora nella mente dell'ormai anziana correttrice di bozze polacca che, prima di «perdere le parole», decide di ringraziare coloro che l'hanno aiutata e le si sono dimostrati amici nel corso della sua travagliata esistenza.

Nella consapevolezza dell'inevitabile scorrere del tempo e dell'approssimarsi della fine, Michka, sceglie di compiere un gesto insieme simbolico e rivoluzionario, che riempie di significato una semplice parola come “grazie”: così Maria, la figlia della vicina di cui si era presa cura al posto della madre assente e inaffidabile, che l'assiste in questa “impresa” insieme a Jerome, giovane e appassionato ortofonista, diventa testimone di una vicenda minima e straordinaria.

«Avevo sentito parlare di questo romanzo una sera per caso e ne rimasi intrigato» – racconta Paolo Triestino –. «Quando poi l’ho letto mi ha letteralmente travolto, e ho subito pensato che fosse materia per il teatro. D’accordo con l’autrice ho cominciato a lavorarci, perché questo romanzo ha una polverina magica, di quelle quasi inspiegabili, che lo rende capace di toccare talmente tante corde ed è questo che un buon copione teatrale deve fare».