CAGLIARI. Le donne, in Italia e in altri Paesi d'Europa, guadagnano meno dei colleghi uomini. Una su 5, quando diventa madre, lascia il lavoro. Tante fanno un part-time e non potrebbero quindi avere un'indipendenza economica. L'8 marzo vuol dire anche questo: riflettere e agire politicamente su come riuscire ad assottigliare il divario fra occupazione maschile e femminile.
I dati pubblicati pochi giorni fa da Eurostat certificano che in Europa lavora part-time il 28% delle occupate di età compresa tra 15 e 64 anni, contro l’8% degli uomini. Prendiamo ad esempio le occupazioni assimilabili a quelle operaie: in questo caso il 48% delle donne sono part time, mentre per gli uomini la percentuale si ferma al 19, nello stesso ambito.
Capitolo maternità. In Italia il tasso di occupazione tra le donne tra i 25 e i 49 anni e con un figlio fino a sei anni si ferma al 53,9%, secondo dati Istat relativi al 2021 ed elaborati dall’Inail. La percentuale di lavoratrici senza figli sale invece al 73,9%. E il mancato sostegno all'occupazione femminile quando si è madri si legge anche in un altro dato: soltanto il 6,6% delle donne trova lavoro dopo la nascita del primo figlio.
Ma parlare di lavoro femminile e maternità è inutile se poi si scopre che al Sud solo un bambino su sei ha accesso al nido, al nord invece uno su tre (il 33%). E 7 su 100 non frequentano nemmeno la scuola materna, fra i 3 e i 5 anni.