CAGLIARI. Ogni anno tra il 2013 e il 2017 in Italia nei territori esposti a rischio inquinamento c’è stato un aumento di 1.668 morti. Sono i numeri contenuti nel Sesto rapporto del progetto Sentieri presentato all’Istituto superiore di sanità (Iss). Lo studio di sorveglianza epidemiologica dal 2011 rappresenta una fotografia dello stato di salute di oltre il 10% della popolazione che vive in zone dove sono presenti siti contaminati.
La Sardegna non è esente dal rapporto, anzi. Nell’Isola sono due i territori oggetto d’indagine: le aree industriali di Porto Torres, dove tra quest’ultimo Comune e Sassari vivono circa 147mila persone, e il territorio del Sulcis Iglesiente Guspinese: 39 Comuni con 251mila abitanti. “La contaminazione ambientale che ha portato all'individuazione dei siti - si legge nei documenti - comporta impatti sulla salute che, pur difficili da misurare, sono reali e consistenti come dimostrato da tutti i rapporti Sentieri”.
I dati, in percentuale costanti rispetto a quelli rilevati nei report precedenti, si inseriscono nella continua lotta tra la salute dei cittadini e insediamenti produttivi industriali che garantiscono posti di lavoro. Dal punto di vista medico, secondo il rapporto, a livello nazionale i tumori maligni rappresentano oltre la metà delle morti in eccesso osservate. Porto Torres non fa eccezione: si osservano “eccessi di rischio per tutti i tumori maligni” e troppi ricoveri tra i bambini fino ai 14 anni per malattie respiratorie acute. Stesso discorso nel Sulcis dove preoccupano le malattie dell’apparato respiratorio e le malattie polmonari croniche.
“Si tratta di dati in linea con quelli rilevati dalla nostra associazione - afferma Claudia Zuncheddu medico Isde (Associazione medici per l'ambiente) - . Questi numeri devono indurre a un’inversione di rotta verso la transizione energetica sia per quanto concerne questo eccesso di mortalità sia per quanto riguarda una questione storica. Bisogna smettere di promuovere le fonti fossili e passare immediatamente a quelle rinnovabili”.