SILÌ. La tragedia di Silì, frazione di Oristano, dove sabato scorso la giovane Chiara, di 13 anni, è stata strangolata e uccisa a coltellate dalla sua mamma, fa riemergere i dati impressionanti raccolti negli ultimi 20 anni sui figlicidi.
Sei su dieci sono commessi dalla madre e in questo lasso di tempo i bambini morti in Italia per mano dei genitori sono stati più di 480. Questo il rapporto più recente sul fenomeno, che risale in realtà al 2019. Nel frattempo però sulle pagine di cronaca sono finiti purtroppo tanti altri figli, uccisi da madri o padri.
Tra i casi più famosi quello di Cogne, del 2002. Poi Loris, il bimbo del ragusano trovato trovato morto, nel 2014, in un canalone a 4 chilometri dalla scuola che frequentava. Ma tra i delitti più recenti c’è quello del 31 dicembre 2021, quando Davide Paitoni uccise il figlio Daniele di appena 7 anni, e ancora il delitto di Catania, dove una mamma di 24 anni, Martina Pitti, confessò di aver ammazzato la piccola Elena, di soli 5 anni.
Delitti apparentemente inspiegabili, come l’ultimo, quello avvenuto in Sardegna, a Silì. La giovane Chiara, che a marzo avrebbe compiuto 14 anni, stando alle prime ricostruzioni avrebbe tentato di lottare con tutte le sue forze contro la furia omicida della madre. Però, purtroppo, non è riuscita a salvarsi. Domani sul suo corpo sarà effettuata l’autopsia.
Ora resta sì il dolore per una giovane vita spezzata troppo presto, ma anche l’urgenza di riflettere sul tema della salute mentale. Anche qui in Sardegna. Di famiglie lasciate sole ad affrontare forme di sofferenza gravi e di servizi spesso giudicati non facilmente accessibili a tutti coloro che si trovano a combattere contro malattie mentali.