ROMA. Pro-vita, anti-globalista e cattolico integralista, appartenente all’ala più conservatrice della Lega. Lorenzo Fontana è il nuovo presidente della camera. Nato a Verona, fedelissimo di Salvini, con 2 lauree e numerose cariche pubbliche alle spalle, è stato eletto con 222 voti su 235: un ammanco di 15 voti dalla maggioranza, attribuito ai possibili “franchi tiratori”, forse alcuni leghisti, che avrebbero boicottato Fontana per favorire Molinari o a causa di attriti pregressi all’interno del gruppo. Durante i ringraziamenti, il neo eletto ha incentrato il suo discorso sull’autonomismo, puntando il dito contro il presunto pericolo di un’omologazione dell’Italia all’Europa. Ha poi ricordato il Papa per il suo impegno di mediatore nel quadro della guerra in Ucraina. Un omaggio anche al padre politico Umberto Bossi, “senza il quale”- ha detto Fontana- “non avrei mai iniziato la mia carriera politica”.
Dura la reazione del leader dell’opposizione Enrico Letta, che ha detto: per il quale la scelta della maggioranza sarebbe “prepotente ed estremista”. Parole di disapprovazione anche da Fratoianni di SI, che ha condannato l’odio di Fontana - dice - per le donne e i diversi. Neutro invece il commento di Matteo Renzi, che ha dichiarato “Non abbiamo votato La Russa e Fontana, ma rispetto il voto”.
Parole di sdegno arrivano anche dalla neo deputata cagliaritana Francesca Ghirra, che ha definito Fontana un “omofobo nemico delle donne, con rapporti controversi con la Russia di Putin”.
Tanti sono i temi che dividono Fontana e la minoranza: tra tutti il rifiuto delle contaminazioni esterne provenienti dall’immigrazione (soprattutto quella di cultura islamica) e l’avversione per i diritti civili. Nel frattempo, nella maggioranza, Giorgia Meloni si dice soddisfatta, mentre tutto il centrodestra si alza per applaudire il nuovo presidente.
Già dall'inizio della prossima settimana Camera e Senato terranno le prime capigruppo. Dal 20 ottobre Mattarella potrà dare mandato per formare l’esecutivo.