RICCIONE. Il padre, Vittorio, era partito trent'anni fa da Senorbì. Era intestato alla ditta di traslochi che gestisce a Madonna di Castenaso, nel Bolognese, il telefono cellulare che ha permesso l'identificazione di Giulia e Alessia Pisanu, di 15 e 17 anni, travolte e uccise ieri mattina poco prima delle 7 da un treno ad alta velocità che stava transitando alla stazione di Riccione: un impatto devastante, che non ha lasciato scampo alle due ragazzine. Una era sui binari, l'altra la stava seguendo. Non si sa perché: non hanno ascoltato le grida degli altri passeggeri, non si sono accorte dei fischi del treno in arrivo a oltre cento chilometri orari. E sono state falciate.
Difficile anche l'identificazione da parte degli agenti della Polfer: è stata resa possibile solo grazie a quel telefono che, pur danneggiato, ha rivelato un numero. Che è stato chiamato: ha risposto un uomo, sardo trapiantato in Emilia, al quale gli agenti hanno dovuto comunicare i dettagli di una tragedia.
Le ragazzine, stando ai testimoni, avrebbero detto al barista della stazione di essere state derubate. "Era bellissima. Le ho dato dell'acqua. Poi si è allontanata". L'ha vista andare verso i binari, ha provato a fermarla. Poi è arrivato il treno.
Vittorio Pisanu è sempre rimasto molto legato alla Sardegna. Le figlie nelle scorse settimane erano a Costa Rei. Dove sarebbero dovute tornare a ridosso di Ferragosto. Ma sono morte, uccise da un treno, alla stazione di Riccione.