MARACALAGONIS. Luis Alberto Angioni ha 21 anni e si è diplomato sostenendo la prova in sardo a Maracalagonis. La notizia era stata qualche giorno fa da L'Unione Sarda. E nell'Isola era attesa: almeno uno studente all'anno parla la sua lingua durante la prova di Stato, stavolta rischiava di mancare all'appello. Nessuno sconvolgimento o polemica, da questa parte del Tirreno.
Ma la notizia è stata rilanciata da repubblica, ha raggiunto quindi la ribalta italiana. E quando è stata pubblicata online (titolo: "Si diploma parlando in sardo, mai vergognarsi delle proprie origini") si è scatenato il dibattito.
Ci sono gli italiofoni, da una parte. E i sardofoni, dall'altra. I primi sostengono la necessità di promuovere tra i giovani l'uso del dialetto (così lo definiscono) "ma la scuola è italiana e si parla italiano".
"A che punto siamo arrivati! Avrei dovuto sostenere la Maturità e gli Esami Universitari parlando in siciliano per non vergognarmi delle mie origini! Che pena", scrive Sebastiano Garozzo, isolano anche lui ma siciliano.
"Quindi vuole restare in Sardegna e avere contatti solo con i suoi conterranei"", polemizza Giovanna Pierri. Stefania Bianchi dice: "Mi dispiace, non sono d'accordo, a scuola si parla in italiano, la nostra lingua". E addirittura di "abuso della commissione" parla Stefania Cercignani.
La risposta, secca e puntuale, arriva dal sardo Alessandro Mongili: "È permesso dalla Legge sulle minoranze linguistiche. Si vergogni per il suo commento razzista".