BORUTTA. "Sono deluso: è inutile che facciamo giornate di sensibilizzazione contro la Mafia e che, commossi, ricordiamo ogni anno Falcone e Borsellino e tutte le vittime della criminalità organizzata, se poi assistiamo a una serata come quella di ieri sera a Borutta".
Inizia così l'amareggiato messaggio che don Pietro Paulesu, parroco di Thiesi, affida ai social dopo che giovedì, in occasione dei festeggiamenti per San Pietro di Sorres, sul palco del paese del Meilogu è salito il trapper catanese Niko Pandetta: artista che, tra le altre attività controverse, ha dedicato una canzone allo zio, il boss mafioso Turi Cappello.
"Sono arrabbiato e sarò duro. Consentitemelo. Molto duro", attacca il prete, "Migliaia di ragazzini e giovani (sicuramente tanti inconsapevoli) provenienti da tutti i paesi del Meilogu, hanno partecipato al concerto".
Pandetta, per il religioso don Pie', "mai ha nascosto, ha anzi sempre ostentato nelle interviste e nei testi delle sue "canzoni", la sua vicinanza e le sue simpatie filo mafiose. Ora non capisco, sono davvero confuso, cari genitori, cari membri del Comitato, spiegatemi come é possibile: i vostri ragazzi ieri erano tutti sotto il palco a inneggiare alla violenza più feroce, all'uso delle armi, all'odio contro le forze dell'ordine e allo stile mafioso-criminale".
Da educatore don Pietro, ha sentito salire "una rabbia che mi ha fatto ribollire il sangue e mi sono vergognato tantissimo. Non é normale e vi chiedo di riflettere su ciò che stiamo comunicando ai nostri figli", scrive, rivolto alla comunità, "La mafia non sarà mai sconfitta se continueremo a dar voce e visibilità a elementi del genere. Ci riprendiamo o no?".