SASSARI. "Un tentativo di restaurazione". È pesante, e tutt'altro che conciliante, la definizione che il presidente della Regione Christian Solinas ha riservato per il voto della commissione Salute sugli atti di indirizzo delle Asl della Sardegna.
Un intervento sulla legge di riordino della riforma sanitaria, cara al governatore, che smussa lo strapotere dell'Ares e affida maggiori competenze alle aziende locali. Il problema, tutto politico, è che l'orientamento è passato con il voto di tutto il centrodestra sulla base di proposte arrivate sia dai manager che dall'Udc di Giorgio Oppi. Insomma: a Solinas non è piaciuto l'operato della sua maggioranza.
"Ciò che dobbiamo fare", ha spiegato il governatore da Sassari, dove è intervenuto al tavolo con il sottosegretario Pierpaolo Sileri, "è avvicinare le prestazioni sanitarie al territorio e sgravare le aziende dalla burocrazia, da gestione delle gare e del patrimonio. Invece" il voto in commissione "è un tentativo di riportare le Asl col loro ufficio tecnico, il loro ufficio gare". Insomma, per Solinas "è la negazione della riforma. Continueremo a discutere, ma io sono perché la riforma si applichi nel suo complesso".
Tra annunci di delibere sulla costruzione di nuovi ospedali ("saranno quattro, il primo a Sassari, nell'area pubblica dell'istituto agrario) e valorizzazione della risposta del sistema sardo alla pandemia, Solinas ha piazzato anche la risposta alle polemiche per il ricorso a medici esterni da impiegare nei pronto soccorso: "Il tema è stato strumentalizzato: far ricorso al mercato, in questa fase, non vuol dire volontà di privatizzazione. Ma volontà di tenere aperti quei presidi". Perché i medici non ci sono. E si andrà a chiamata.