CAGLIARI. Tuonò tanto, ma la pioggia di “avvisi di garanzia” non c’è stata. Sono solo sei – salvo ulteriori filoni al momento non noti - gli indagati che nelle scorse ore hanno ricevuto la notifica di conclusione indagini per l’ormai famigerato pranzo di Sardara del 7 aprile 2021, interrotto dall’arrivo delle Fiamme Gialle.
A leggere l’atto, al contrario di quanto si poteva ipotizzare a seguito della bufera esplosa in piena epidemia, quando la Sardegna era semiblindata in zona arancione, non si riscontrano accuse che lasciano intendere che si fosse trattato di un convivio finalizzato alla realizzazione di affari poco chiari.
A seguito dell’inchiesta della Procura, condotta dalla Guardia di Finanza coordinata dal pm Giangiacomo Pilia, resta impigliato nella rete inquirente l’allora capo della Forestale Antonio Casula, presente nello stabilimento termale. Omissione d’atti d’ufficio, il capo d’imputazione: per gli investigatori avrebbe dovuto sanzionare, o far sanzionare, tutti i partecipanti a quel pranzo, qualche decina, che era stato organizzato in violazione dei Dpcm allora vigenti.
Più nutrito l’elenco di accuse verso i militari della Brigata Sassari Marco Granari (colonnello e comandante del 151° reggimento), Mario Piras (tenente colonnello) e Davide Conas (caporalmaggiore): anche loro erano a Sardara, anche loro hanno partecipato al pranzo. Per loro si ipotizzano peculato, falso e reati militari. Stando all’ipotesi della Procura, per giustificare la loro presenza avevano prima detto che si trovavano lì per definire il programma del treno storico della Sassari, poi per stipulare una convenzione con il centro termale. Ma erano lì solo per il pranzo, quindi avrebbero dichiarato il falso. In più, per gli inquirenti, sono andati a Sardara con l’auto di servizio (e qui scatta l’accusa di peculato) usata invece per ragioni personali. E hanno usato lo stesso mezzo anche nel viaggio per Sanluri, quando si sono presentati alla Guardia di Finanza che doveva notificare il verbale della sanzione amministrativa legata alla violazione del Dpcm.
Chiusura indagine anche per Gianni Corona (titolare delle terme) e Umberto Oppus (allora direttore generale dell’assessorato agli Enti locali e ora sindaco di Mandas). Sono accusati di favoreggiamento: a scandalo esploso, e a inchiesta aperta, per il pm avrebbero suggerito ai militari le versioni da riferire agli inquirenti e offerto le carte che supportassero la loro tesi, come una convenzione da stipulare con lo stabilimento termale. I loro avvocati sono pronti a dare battaglia.
L’indagine ora è chiusa, queste le accuse. Sono state completamente ridimensionate (e comunque fuori dall’inchiesta, se mai ci sono entrate) le posizioni dell’allora commissario dell’Aou Giorgio Sorrentino (e dei suoi due direttori), che si era dimesso. Ma anche quella dell’allora dg dell’Industria Sandro Naitana, dell’allora vertice di Forestas Giuliano Patteri, dell’ex portavoce di Solinas, Mauro Esu, del direttore del centro servizi per le imprese Cristiano Erriu, dell’allora direttore artistico del Lirico, Luigi Puddu. Questi sono solo alcuni dei nomi finiti alla ribalta delle cronache. Molti hanno perso il posto. Per quel pranzo in violazione del Dpcm.
- E.F.
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