CAGLIARI. I Tir riaccendono i motori. "Con il decreto di ieri abbiamo raggiunto l’obiettivo prefissato ed è, quindi, giunta l’ora di riprendere tutti a lavorare".
Parole di Giovanni Mellino, Coordinatore di Confartigianato Trasporti Sardegna sulla decisione del governo di tagliare di 25 centesimi il costo del carburante e di approvare una serie di norme per l’autotrasporto che garantiranno maggiori condizioni di equilibrio all’interno della filiera.
“Il taglio del costo di gasolio e benzina è un traguardo importante e di più, onestamente, non si poteva fare – continua Mellino – d’ora la responsabilità dovrà essere anche quella dei committenti che saranno chiamati fare la loro parte, con contratti che non siano penalizzanti per gli autotrasportatori e che rispettino la categoria. Non si deve mai più lavorare in perdita”.
Il caro carburante, che da mesi ha messo a dura prova le circa 2.500 aziende sarde dell’autotrasporto che, con oltre 7mila dipendenti, veicolano ogni giorno l’87% di tutte le derrate movimentate nell’Isola, ha spento i motori, accendendo la rabbia, la preoccupazione e il timore che gli automezzi potessero rimanere per lungo tempo nelle rimesse per mancanza di convenienza a uscire lungo le strade e consegnare le merci o, addirittura, non ripartire mai più.
“Cosa possiamo dire alle nostre imprese, ai loro autisti e a tutto il personale che lavora in questo settore quando un’attività diventa antieconomica? Solamente che titolare ha la facoltà di scegliere se sospenderla o meno, anche per un breve periodo – prosegue il coordinatore – è necessario, però, essere consapevoli che una pur legittima decisione come questa, comporta danni irreparabili per l’economia regionale e nazionale e per la tenuta sociale. Le nostre imprese hanno una coscienza civica e hanno ben presenti le conseguenze devastanti di una simile scelta”. “
Secondo i calcoli di Confartigianato Trasporti Sardegna, i vertiginosi aumenti del costo del gasolio, hanno messo a dura prova anche la stabilità delle diverse filiera produttive isolane.
I conti sono presto fatti: un automezzo di 440 quintali di peso complessivo che percorre 150.000 km annui (percorrenza media minima perché il mezzo si ripaghi) e abbia un consumo di 3 km/litro, “beve” 50.000 litri di gasolio. Ogni centesimo di euro di accise in più sul gasolio quindi “pesa” su ogni singola motrice per 500 euro l’anno, ovvero ogni 10 centesimi di aumento “pesa” 5mila euro.