ORISTANO. "Sono stato io a uccidere mio zio". Dopo due giorni ha confessato Giancarlo Fonsatti, noto "Renato", il nipote di Paolo, l'ex sottufficiale dell'Esercito trovato morto nella sua casa di Arborea il 19 agosto, ucciso a coltellate.
Era stato proprio il nipote, 55 anni, a lanciare l'allarme: aveva raccontato di due uomini incappucciati e armati, che avevano aggredito e ucciso lo zio. Lui, per una ferita alla mano, era stato ricoverato in ospedale e la sua versione è rimasta intatta, finché i carabinieri del Ris non hanno setacciato la casa in cui è avvenuto il delitto. Lì hanno trovato solo le tracce del nipote, nessun segno della presenza di rapinatori né altri. Per questo ieri è scattato il fermo.
L'uomo ha poi rivelato alle forze dell'ordine il luogo in cui aveva nascosto l'arma del delitto: il coltello è stato trovato dai carabinieri dentro il canale vicino al porto industriale di Santa Giusta, sul fondale, all'altezza del ponte della ferrovia.
Il cinquantacinquenne ha raccontato di aver ucciso lo zio dopo un diverbio tra i due per questioni di soldi. L'ex sottufficiale non accettava più le insistenti richieste di denaro da parte del nipote, stando alla testimonianza dell'assassino: questo avrebbe scatenato la sua follia omicida. "La ferita alla mano? Ho pugnalato con più colpi Paolo, e la mano è scivolata sulla lama", ha detto agli investigatori.