CAGLIARI. Non c’è un dialogo, la crisi si fa sempre più sentire, e non si contano più le vertenze in corso. Questi in sintesi i motivi che hanno portato Cgil, Cisl e Uil a organizzare una mobilitazione generale per venerdì 26 marzo.
Le piazze sarebbero state otto, ma la zona arancione, con le restrizioni maggiore, ha fatto fare un passo indietro ai sindacati, qualcosa forse si organizzerà, ma le piazze non si occuperanno come avrebbero voluto Cgil, Cisl e Uil. “Il confronto con la Giunta regionale non c’è”, dice Michele Carrus, segretario regionale della Cgil, “non va bene come la Regione sta portando avanti le politiche di contrasto alla situazione emergenziale che abbiamo, e soprattutto quelle che riguardano la ripartenza”.
Si punta il dito anche contro l’ingresso della Sardegna in zona arancione. “Siamo riprecipitati nella zona arancione perché non abbiamo saputo difendere con politiche adeguate quella bianca, la Regione avrebbe dovuto fare un controllo più capillare del territorio e delle città”. Secondo il rappresentante della Cisl Gavino Carta, le carenze sono tante. “La programmazione, bilancio, l’idea che ha questa regione di sviluppo e quali affrontare, stiamo cercando di richiamare la giunta ad aprire tavoli di confronto, a questo punto cerchiamo di tirare su il livello dell’iniziativa”. “Se non si muore di Covid, si muore di non lavoro”, dice la segretaria della Uil Francesca Ticca, “già prima della pandemia la Sardegna versava in una condizione terribile, vogliamo dire al presidente Solinas basta, se è presente, che batta un colpo”.
- Monica Magro
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