CAGLIARI. Oggi zona rossa, domani e dopodomani gialla. Poi, nel weekend, torna quella arancione. E per i ristoratori significa solo due giorni di apertura, domani, giovedì 7, e venerdì 8. Così c’è chi ha deciso di non ripartire. Costi elevati solo per alzare la serranda di un ristorante e poco preavviso da parte del governo: fattori che non permettono ai titolari di poter accogliere i clienti solo per due giorni.
“Reperire la materia prima per offrire un servizio adeguato è pressoché impossibile con così poco preavviso”, ha detto Danilo Argiolas, titolare del locale Libarium di via Santa Croce, “ci fermiamo quindi ancora una volta: ci sentiamo amareggiati e sentiamo lesa la nostra dignità di lavoratori, riprenderemo l’11 con coraggio”.
Dello stesso parere il collega Alberto Melis, titolare del ristorante Antica Cagliari. “Il preavviso è stato davvero irrisorio, l’apertura di un ristorante e la riorganizzazione sono dispendiose”.
Tra costi e riorganizzazione però ci sono anche la voglia di ripartire e la speranza di aumentare il fatturato per pagare qualche stipendio. “Ho deciso di aprire per darmi forza”, dice Maria Carta, titolare del ristorante Is Femminas, “per pensare che tutto ciò che ho fatto fino a questo momento non è stato invano, e per dare forza anche a tutti i colleghi che in questo momento stanno vivendo una grandissima difficoltà economica”.
“Ogni giorno di riapertura per noi è importantissimo”, sostiene invece Gabriele Acquas, titolare dell’Old Square e del Good, “i nostri motori sono sempre accesi perché non ci siamo mai fermati facendo tutti i giorni l’asporto e le consegne a domicilio, riapriamo perché magari i nostri clienti hanno voglia di venire nei nostri locali a mangiarsi qualcosa, e perché ci sono 65 dipendenti che scalpitano dalla voglia di lavorare”.