CAGLIARI. "La situazione è grave: mancano posti letto. Se non troveremo subito le risposte dovremo considerare, già da oggi, la possibilità di trasferire i pazienti ricoverati in altre regioni". E ancora: "Ci sta salvando, finora, il fatto che questa “seconda ondata”, è caratterizzata da giovani che resistono meglio al Covid. Ma è una falsa considerazione. Questa volta è peggio". Di più: "Matrimoni, funerali, compleanni e feste varie: sono moltiplicatori del contagio, vanno fermati". Ma non è finita: "Le ondate sono improvvise, non prevedibili e, per questo, schiaccianti e pericolose. Controllare i pazienti sparsi nel territorio è molto difficile e richiede risorse che non abbiamo. Il contagio si è spostato dalle spiagge all'interno, coinvolgendo le famiglie e creando cluster in paesi che erano covid free".
A dipingere un quadro ben poco confortante - eufemismo, chiaro - sul contagio da coronavirus in Sardegna è stato il responsabile dell'unità di crisi per il nord Sardegna Marcello Acciaro: la sua è una comunicazione inviata domenica mattina (13 settembre) ai vertici della sanità sarda e ai responsabili di tutti gli ospedali dell'Isola. A distanza di due giorni si deve registrare una nota positiva. La sua nota ha sortito un primo effetto: tutte le strutture sanitarie, a distanza di nemmeno 48 ore, hanno avviato le procedure per creare nuovi posti letto: una ventina a Sassari, alcuni al decimo piano del San Francesco di Nuoro. E sarà trasformato l'intero reparto di Geriatria del Santissima Trinità, come era successo a marzo. Quindi, almeno nell'immediato, è sventato il pericolo dei trasferimenti fuori regione. Ma tutto il resto, con la curva dei contagi imprevedibile, è ancora purtroppo di stringente attualità.
Qualche numero, per capire. In Sardegna, secondo l'ultimo bollettino di ieri, 14 settembre, ci sono 85 pazienti ricoverati con sintomi più 16 gravi in terapia intensiva. Centouno positivi in ospedale, quindi. Sabato erano 76 in tutto: venticinque contagiati sono stati ricoverati in un solo fine settimana. Acciaro, come tutti coloro che fronteggiano l'epidemia, tocca con mano l'andamento delle infezioni, la loro collocazione e la gravità. Ed è preoccupato. Per molte ragioni.
Finché non verranno allestite nuove strutture la situazione è quest: "A Olbia, epicentro dell’epidemia estiva, abbiamo due ospedali di cui nessuno è Covid, motivo per cui dobbiamo trasferire continuamente pazienti nel resto della Sardegna e a non meno di 100 chilometri, quando non sono 256 per Cagliari". Con ovvie ripercussioni sull'attività del 118: le ambulanze vanno su è già per le strade della Sardegna.
Altro problema, importante: "I contagiati sono sparpagliati nel territorio, rendendo difficoltosa la presa in carico. L’onda estiva - portata dai giovani - si sta spostando dalle spiagge all’interno, coinvolgendo le famiglie e creando cluster in Paesi covid free". Per questo, secondo Acciaro, devono essere bloccate tutte le occasioni conviviali come matrimoni , compleanni e feste varie. Ma anche i funerali. In più "la riapertura delle scuole potrebbe diventare la spinta per una “terza ondata”, che non siamo, al momento attuale, in grado di sostenere". Almeno finchè i posti letto in via di attivazione non saranno a disposizione, perché "quelli che abbiamo sono già saturi".
Secondo il responsabile dell'unità di crisi "avremmo dovuto avere strutture residenziali - alberghi - dove collocare tutti i positivi e con una manciata di uomini tenerli sotto stretta sorveglianza. Una terapia immediata può essere risolutiva. Questo è quello che ora manca: uno stretto controllo dei positivi in grado di arginare i ricoveri in malattie infettive. La parcellizzazione dei positivi, sotto controllo delle Usca, con medici giovani capaci ma bisognosi di esperienza, tende a scotomizzare il problema. Le Usca sono una parte del sistema, non la soluzione".
Per questo Acciaro ha chiesto la riapertura di strutture chiuse negli ospedali. Le prime risposte organizzative stanno arrivando. La reazione deve essere rapida. Per evitare che il sistema collassi. Anche perché "stanno crescendo i contagi per contiguità. Stanno allarmando i sindaci che non capiscono cosa sta accadendo e sono spaventati dalle possibili evoluzioni del fenomeno. Poi apriremo le scuole. Siamo impreparati per un’eventuale terza ondata".
- Enrico Fresu
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