IGLESIAS. "Iglesias, ci praxiri". Questo lo slogan che campeggia sui manifesti. Il Comune di Iglesias sceglie il sardo per sponsorizzare le sue bellezze. Ma sbaglia. E coloro che il sardo lo parlano e, soprattutto, lo scrivono, bombardano di critiche la pagina dell'amministrazione e quella del sindaco Mauro Usai. Che risponde: "Indipendentisti della prima luna. Abbiamo scelto il nostro slang".
Ci sono le foto del Pan di Zucchero, della costa, delle piazze della settima città regia, delle grotte di Santa Barbara. Bellezze, certo. Poi però c'è la castroneria in lingua sarda: "Ci praxiri". Classica formulazione che trasla per iscritto le fresi così come si pronunciano. Ma il testo corretto darebbe dovuto essere "Si praxit". Un po' come se in inglese, anziché scrivere "we like it" si fosse optato per il "ui laic it".
Sono decine le correzioni e gli avvertimenti recapitati al Comune. Uno dei tanti commenti: "Ma non potevate rivolgervi all'ufficio per la lingua sarda?". Quei manifesti, con quello slogan (sbagliato) sono affissi in aeroporto.
In merito alla campagna promozionale della città di Iglesias, promossa dal Comune di Iglesias e dal Consorzio Turistico...
Pubblicato da Mauro Usai su Mercoledì 17 giugno 2020
La risposta del sindaco Mauro Usai non si è fatta attendere: "In tutti i pannelli, compare lo slogan Iglesias “ci praxiri”, per questo abbiamo deciso di usare uno “slang” della parola "ci piace" giocando con la pronuncia Iglesiente parlata da tutti i cittadini cercando, soprattutto, di renderlo più pronunciabile e più dolce nel suono per il turista. Lo stesso suono che il turista potrà sentire quando si recherà in città in bottega qualsiasi del centro storico. Da questo concetto è stato dato poi l’input a chi ha lavorato sulla grafica".
Ma le critiche non si sono fermate. Anzi: quel riferimento allo slang ha infastidito tanti. Così ecco la controffensiva di Usai: "Ricordo ancora la violenza delle critiche sulla precedente pubblicità in aeroporto. Il dato interessante è che anche questa volta le critiche più dure provengono sempre dalla stessa area di pensiero. Quasi come fosse una maledizione che grava sulla nostra città"; dice il primo cittadino, " Su questo mi limito ad osservare che se la promozione della lingua sarda diventa una gara per far sentire il prossimo più ignorante, non lamentiamoci se aumenta ancora di più il disinteresse nei confronti di questo tema. Ma anche questa volta si è preso un granchio come l'ultima volta: parliamo di marketing, non di lingua".