CAGLIARI. All'assessore regionale al Turismo Gianni Chessa non piace l'idea di un'estate circondata dal plexiglass in Sardegna: "Non è possibile". Ma è (anche) suo il compito di trovare la ricetta per salvare il salvabile per un settore che più di altri, anche se rappresenta il 14 per cento del Pil sardo (tra diretto e indotto), patirà la crisi causata dal coronavirus. I piani reali devono ancora essere messi nero su bianco, ma le prospettive passano "dal turismo interno, dalla valorizzazione del turismo archeologico". Ma non per sempre: "Porti e aeroporti riapriranno a metà maggio. Ma qui dovrà arrivare solo chi è certamente sano. Servono controlli sanitari. La scienza ha stabilito che con un starnuto in zone ventilate le goccioline arrivano anche a trenta metri. Ma non possiamo imporre una vacanza con guanti e mascherine, non sarebbe una vacanza". Per l'assessore "si è capito, in questo periodo, qual è il vero valore dell'economia in Sardegna".