CAGLIARI. "Ci sono due contagi a Mogoro", comunica il sindaco del paese Sandro Broccia. "Ho appena ricevuto la segnalazione dall'unità di crisi di un nuovo caso di coronavirus, il nostro concittadino è stato contagiato al Policlinico di Monserrato", annuncia la collega di Uras Anna Maria Dore. Sempre nell'ospedale Duilio Casula avrebbero contratto il virus i due mogoresi. Quindi in Sardegna, nell'Oristanese, ci sono tre nuovi casi e l'epidemia sta continuando ad allargarsi? E, ancora quindi, al Policlinico c'è un nuovo preoccupante focolaio d'infezione? La risposta è no, per entrambe le domande. Perché sia a Mogoro che a Uras - ma non sono gli unici casi in Sardegna - si tratta di comunicazioni da parte dell'Ats di contagi che sono già stati conteggiati: casi di positività, vecchi di almeno dieci giorni, che vengono riferiti solo adesso ai primi cittadini interessati. Addirittura nel caso di Mogoro i due pazienti, stando a quanto trapela, erano ricoverati da circa un mese per altre ragioni, poi è emersa la positività. Al Policlinico, sì, ma se ne è già parlato e sono già entrati nella conta della protezione civile.
La confusione viene dal fatto che solo oggi i dati sono stati forniti ai primi cittadini da parte dell'Ats. Il problema sta qui: non sempre le comunicazioni a loro che sono i responsabili della salute pubblica della comunità avvengono in tempo reale. Per questo spuntano contagi in alcuni centri che né il giorno né l'indomani entrano nelle tabelle ufficiali. Creando sospetti tra chi cerca l'incremento in una provincia e non lo trova: spesso c'era già stato, magari una settimana prima. Ma nessuno aveva detto quale fosse il comune di residenza. Nemmeno il sindaco.