PADOVA. La Sardegna? Può uscire dal blocco prima di altre regioni. "Riaprirei prima le aree dove il rischio di trasmissione del virus è più basso, tipo Sardegna, province come Cagliari, Oristano. E terrei per ultima la Lombardia, Bergamo in particolare". La tesi su una prospettiva dell'allentamento delle restrizioni, difficile comunque da prevedere nella tempistica, è del virologo Andrea Crisanti. Non proprio l'ultimo arrivato: è direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'Università di Padova, che ha analizzato a fondo i dati dell’epidemia con una quarantina fra ricercatori e tecnici divisi in due gruppi di lavoro, uno italiano dell’azienda ospedaliera e del suo ateneo e uno britannico ,coordinato dal Neil Ferguson dell’Imperial College di Londra, il matematico che ha fatto cambiare idea al premier Boris Johnson convertendolo a una strategia più aggressiva. Le parole di Crisanti sono riportate sul Corriere della Sera.
Il professore ha annunciato l'imminente pubblicazione dei risultati su uno studio partito dall'indagine su Vo' Euganeo, epicentro del contagio nel Padovano. In sintesi: se c'è un positivo in famiglia il rischio di contagio è 84 volte superiore. Quindi, sostiene Crisanti, ora "sarà meglio usare mascherina e guanti anche in casa. E, soprattutto, limitare all’indispensabile l’utilizzo degli ambienti domestici condivisi. Mi rendo conto del sacrificio ma i risultati del nostro studio sulle probabilità di essere infettati dimostrano chiaramente l’assoluta efficacia della restrizione", dice al Corriere.
Analizzando l'andamento dell'epidemia il docente sostiene che "gli indicatori ci dicono che finalmente qualcosa di buono sta già succedendo, anche se i morti sono ancora molti. Sono fiducioso". Tempi? Ora ci sono le settimane di blocco, ma subito dopo "sarebbe opportuna poi una gradualità territoriale. Riaprirei prima le aree dove il rischio di trasmissione del virus è più basso, tipo Sardegna, province come Cagliari, Oristano. E terrei per ultima la Lombardia, Bergamo in particolare. Ma bisogna essere veloci e tempestivi. Perché mi sento di dire che il male peggiore nella lotta al coronavirus è stata lei: la burocrazia. Si poteva fare tanto e subito".