MONSERRATO. Sua madre, Anna Mura, è stata uccisa il 16 marzo del 2015 nel Bresciano: massacrata in camera da letto con trenta coltellate. In carcere per quel terribile delitto, con una condanna all'ergastolo confermata dalla Cassazione, c'è il marito Alessandro Musini. Tra le vittime collaterali di quel femminicidio c'è Deborah Mulana, 42 anni, con i suoi due fratelli, uno ventenne e l'altro all'epoca quindicenne: fu lui a scoprire il cadavere martoriato della mamma. IL patrigno, per lei, e padre, per i ragazzi, ha negato loro la mamma. Lo Stato, dopo, li ha abbandonati.
Deborah da Monserrato si è dovuta trasferire a Brescia per tre anni: doveva stare dietro a tutta la burocrazia, si è dovuta prendere cura dei suoi fratelli. E poi c'è lo Stato: "Per noi non è esistito", ha detto la Mualana. La sua testimonianza è arrivata durante il convegno “Rosso come amore..contro il femminicidio!” organizzato dal Comune di Monserrato nella sala polifunzionale di Piazza Maria Vergine nell’ambito delle iniziative dell’amministrazione in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Violenza a 360 gradi, psicologica, fisica, femminicidi. E poi: che fine fanno i figli dei femminicidi?
Tutte tematiche trattate durante la serata alla quale hanno partecipato anche il vicequestore aggiunto della Polizia di Stato Davide Carboni, la presidente e la pedagogista dell’associazione “Donna Ceteris”, rispettivamente Silvana Maniscalco e Antonella Pirastru, il sindaco di Monserrato Tomaso Locci e l’assessora alle Pari opportunità Emanuela Stara.
Debora Mulana ha la risposta alla domanda; “Uno dei miei fratelli era minorenne, aveva appena 15 anni, non abbiamo mai ricevuto un aiuto dallo Stato”, racconta, “avrei avuto bisogno di un sostegno, gli è stata deturpata l'adolescenza. Lui della vita ancora non conosce nulla: gli avrei voluto far seguire dei percorsi ma non ho avuto gli strumenti per farlo”.
Eppure una legge c’è, la 4 dell’11 gennaio del 2018, per assistenza medica e psicologica o accesso al gratuito patrocinio (per citare alcuni istituti previsti). Ma mancano i decreti attuativi e i regolamenti che devono stabilire i dettagli necessari a rendere operativa la legge.
“Ci sono 12 milioni di euro per 2mila vittime”, ha detto la pedagogista dell’associazione “Donna Ceteris”, “facciamo i conti, circa 6mila euro per ogni vittima”. Ma neanche quei pochi soldi hanno visto le vittime. “Abbiamo voluto portare questa testimonianza per raccontare dal vivo ciò che si deve affrontare dopo una situazione di questo genere”, ha detto Emanuela Stara, assessore alle Pari opportunità del Comune di Monserrato, “la morte di una mamma crea delle conseguenze disastrose figli, a trecentosessanta gradi”.