CAGLIARI. "Oggi è un giorno importante, perché nessuno prima d'ora nella storia della Sardegna aveva mai scritto una Costituzione per lo Stato sardo". In un torrido mercoledì mattina di agosto il Partito dei Sardi presenta ufficialmente nella sala stampa del Consiglio regionale la bozza di Costituzione approvata dall'Assemblea nazionale del partito lo scorso 24 giugno ad Arborea. La "Carta pro sa Répubblica de Sardigna" si compone di 55 articoli che disegnano diritti e doveri dei cittadini sardi e l'architettura istituzionale del futuro Stato. Uno Stato dal quale sono bandite pena di morte ed ergastolo. Uno Stato che, ottenuta l'indipendenza dall'Italia, la continuerebbe a guardare all'Europa: "Noi non siamo sovranisti - spiega il presidente Paolo Maninchedda - il sovranismo oggi è sinonimo di anti-europeismo: noi siamo indipendentisti democratici, pacifici, gradualisti ed europeisti".
Con questa iniziativa - rivolta più al popolo sardo che alla sua classe politica - il PdS mira a rianimare il dibattito sull'indipendenza dell'Isola, come spiega il segretario Franciscu Sedda: "Non un punto di arrivo ma un punto di rilancio di un progetto che stiamo portando avanti da anni, quello di dare corpo alla idea di indipendenza della Sardegna". La strada da fare è tanta, nessuno si fa illusioni: "Sappiamo che dobbiamo conquistare la meta con gradualità e con il sostegno di tutti", ribadisce Maninchedda. E a chi storce il naso davanti a un progetto che all'apparenza potrebbe sembrare eccessivamente ambizioso e visionario, l'ex assessore regionale ai Lavori pubblici replica: "Siamo gli stessi che in questi tre anni hanno condiviso l'esperienza di governo, mostrando una competenza che ci libera dall'obbligo di dimostrare che non siamo degli utopisti sognatori".