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Primo Piano

Dal maxi spreco milionario al grande pasticcio: la storia delle carrozzine d'oro della sanità sarda

Erano al centro di un gigantesco spreco, con decine di milioni di euro che uscivano senza controllo dalla casse regionali. Adesso, pare, sono il cuore di un grande pasticcio. Sono carrozzine e presidi sanitari, gestiti dalla Asl e destinati ai pazienti disabili. Prima funzionava così: chi ne aveva bisogno - si parla di carrozzine, letti ortopedici, macchinette elettroniche per chi non può camminare, deambulatori – presentava una domanda, che veniva vagliata per arrivare alla consegna del pezzo adatto alle esigenze dei singoli pazienti. L'ausilio protesico veniva acquistato dalle varie Asl a un prezzo anche tre-quattro volte superiore a quello di mercato: il tariffario era stato stabilito nel 1991 e da allora non era mai stato aggiornato, anche se in un qualunque negozio specializzato lo stesso articolo ormai si trovava a costi concorrenziali. Ma non è finita. Perché il paziente o suoi familiari, quando la carrozzina non serviva più, la restituiva. E se qualcuno aveva le stesse identiche necessità,che potevano essere soddisfatte da quell'articolo restituito, succedeva che l'Asl non lo riciclava: si procedeva con un nuovo acquisito. Un sistema che, stando ai conteggi dell'assessorato regionale alla Sanità, portava a spese extra per circa 30 milioni di euro l'anno. Intanto i pezzi resi finivano nei magazzini delle aziende sanitarie: a migliaia, ammonticchiati e inutilizzati, anche se praticamente nuovi.

GUARDA IL VIDEO GIRATO ALL'INTERNO DI UN VECCHIO DEPOSITO NELL'OSPEDALE DI IS MIRRIONIS, A CAGLIARI

Uno scandalo. Nel 2012 c'era stato un tentativo di mettere una pezza. L'Asl 8 di Cagliari era stata incaricata di gestire una gara unica regionale per la gestione dei presidi sanitari e dell'intero ciclo di utilizzo: dall'acquisto alla consegna, fino al recupero, alla sanificazione-risistemazione e alla riconsegna, per evitare nuovi inutili acquisiti di apparecchi identici, che già riempivano i magazzini. In via Peretti non fecero niente. Inerzia, per anni. Fino a quando l'assessore alla Sanità Luigi Arru ha revocato l'incarico a Cagliari e ha affidato lo stesso compito a Sassari.

Nel capo di sopra hanno lavorato. Questo l'annuncio di giugno dell'anno scorso, a firma di Arru: “Si è chiusa con un risparmio medio del 55% la gara regionale per l’acquisto di letti, carrozzine, sollevatori, materassi e altri presidi medici, affidata dell’Assessorato della Sanità alla Asl di Sassari. La base d’asta della gara era di 19 milioni, tutti i diversi lotti sono stati assegnati per un ammontare di meno di 13 milioni.Per la prima volta, inoltre, è stata aggiudicata la sanificazione dei presidi che, come avveniva in passato, non verranno più abbandonati dopo il primo utilizzo, sebbene perfettamente funzionanti, ma saranno puliti, disinfettati e riciclati per nuovi pazienti”.

A novembre l'ulteriore novità: cambia anche il tariffario, per abbattere le spese di acquisto dell'assistenza protesica. Ancora Arru: “Lo scorso anno è stato completato il piano di informatizzazione e di governo dell’assistenza protesica. Significa che, grazie al nostro sistema Sisar possiamo monitorare in tempo reale i presidi erogati, quantificando le spese sostenute per singoli dispositivi e per dispositivi aggregati. Potremo, quindi, verificare tutte le fasi della filiera: prescrizione, autorizzazione, fornitura, collaudo, fatturazione e collegamento con il sistema amministrativo contabile dell’azienda sanitaria”.

Taglio agli sprechi e efficienza, nelle intenzioni della giunta regionale. Tutto a posto, quindi? Pare di no. Almeno stando a quanto scrive il capogruppo dei Riformatori in Consiglio, Attilio Dedoni, primo firmatario di una mozione che chiede addirittura la revoca della gara unica per la gestione del presidi sanitari. Da quando è entrato in vigore il nuovo sistema “come denunciano numerosi iscritti alle associazioni che si occupano di disabilità, sono cominciati i problemi, a partire dall’iter di dieci giorni lavorativi necessario per la consegna delle protesi fino all’imposizione, da parte degli specialisti delle aziende sanitarie, di ausili riutilizzati e sanificati non rispondenti alle peculiari esigenze dei pazienti, in particolar modo per quanto riguarda le carrozzine. Ne sta derivando”, prosegue Dedoni, “un protrarsi della degenza ospedaliera dei pazienti e la necessità di prestazioni assistenziali più frequenti per le patologie provocate dall’utilizzo di ausili non conformi, con conseguente aggravio dei costi a carico del sistema sanitario regionale, oltre al peggioramento delle condizioni di vita degli assistiti”.

Redazione
News
17 Aprile 2017

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