CAGLIARI. Le imprese principali licenziavano i dipendenti, che poi venivano riassunti - anche a distanza di pochi giorni - da società apparentemente scollegate ma rette da prestanome. Il danno per le casse pubbliche era doppio: da una parte per l'Inps, che erogava la Naspi, e dall'altra perché i nuovi contratti godevano di incentivi e sgravi. Ma il sistema adottato da imprese del settore metallurgico di Portovesme, legate alle Ex Ila, è stato scoperto dal nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Cagliari, guidato dal colonnello Vittorio Capriello, che ha sequestrato 8 immobili, quote societarie di 14 imprese, conti correnti, investimenti in fondi, tre complessi aziendali, ma anche 8 tra autoveicoli e motoveicoli. Tutti in esecuzione di un decreto di sequestro preventivo per un ammontare di 12,2 milioni emesso dal Gip del Tribunale di Cagliari. Sotto inchiesta ci sono sei imprenditori e due società.
Il sistema dei licenziamenti finalizzati alle nuove assunzioni in società rette da prestanome avrebbe creato, secondo gli inquirenti, un buco di 3,5 milioni nelle casse dell'Inps. In più
le stesse società hanno utilizzato fatture per operazioni inesistenti per circa un milione di euro e omesso di versare l’Iva per 3,2 milioni di euro e le ritenute fiscali per 1,6 milioni di euro.
Due delle aziende coinvolte, in applicazione della normativa sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche (la così detta responsabilità para penale), sono state sequestrate: erano il mezzo principale attraverso il quale venivano commessi i reati contestati. Le carte saranno trasmesse anche alla Procura regionale della Corte dei Conti.
Licenziamenti e riassunzioni col trucco, sequestro milionario a Portovesme
- Redazione
- News